Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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1992
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528
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528 Libri e periodici
a metà strada tra il documento scientifico-antropologico e il ricordo, per dirla con Antonio Motta autore di uno dei tre saggi introduttivi dell'opera.
Le immagini riportate sfatano innanzitutto la mitologia di un Meridione estraneo agli stimoli delia modernità: San Marco in Lamis, nel Gargano, ha ad esempio avuto la sua carrozza senza cavalli (non si parlava allora di autobus) nella stessa epoca nella quale l'ha avuta Parigi.
Ma ci ricorda Alfonso Maria Di Nola i primi distributori di benzina, l'energia elettrica, i primi esempi di balneazione hanno coinciso non solo con il graduale riscatto da una disumana fatica ma anche con il tramonto di una società di tipo globale e integrato, immersa in proprie sicurezze. Espressione nostalgica di questa società in via di estinzione ci appare la rappresentazione fotografica di strade e piazze dei paesi garganici, presentate talvolta come autentici luoghi di rassicurazione esistenziale, mentre la fusione tra sacro ed economico è illustrata dall'antica lavorazione, a Monte Sant'Angelo, dei bastoni di pino per i pellegrini in visita al Santuario di San Michele.
Un bilancio molto problematico perché caratterizzato dall'inesorabile oblio di importanti valori esistenziali chiude dunque sotto il profilo sociologico, la vita del Gargano dall'Unità agli anni Cinquanta e, aggiungiamo noi, fino ai nostri giorni. Che dire del bilancio storico-politico? Ci dice in proposito Tommaso Nardella che l'elenco dei problemi lasciati in eredità ai governi post-unitari ha continuato ad allungarsi per l'inadeguatezza dei provvedimenti legislativi diretti a spezzare le strutture socio-economiche di tipo feudale, per l'opposizione del clero, per la mentalità conservatrice dei proprietari terrieri e per la scarsa conoscenza della problematica meridionale da parte della classe dirigente. Di questa situazione ha risentito lo stesso sviluppo economico: è continuata, infatti, anche dopo l'Unità, la fuga dal Gargano di una folta schiera di emigranti ripresi ripetutamente dall'obiettivo all'atto della partenza con indici particolarmente elevati dopo la seconda guerra mondiale.
Da notare che, nonostante queste negative premesse, l'opera della quale parliamo non presenta le popolazioni garganiche come portatrici di un particolare spirito antiunitario. Viene, è vero, opportunamente ricordato che, allo Stato unitario, buona parte della popolazione garganica si dimostrò ostile sin dall'inizio: a San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Cagnano Varano e Vieste, il crollo borbonico scatenò moti di ribellione popolare con il massacro di galantuomini sospetti di liberalismo.
La dura lotta al brigantaggio viene inoltre sottolineata da vari reperti fotografici, compresa l'immagine della colonna di San Marco in Lamis ai cui piedi venivano esposti i corpi dei fuorilegge vittime della repressione.
Ma è altrettanto vero che, nel saggio di Nardella, viene ribadito come i Garganici abbiano, nel loro insieme, fornito un rilevante tributo di sangue all'Unità nazionale. Lo stesso saggio ci ricorda infine che l'impegno civile e culturale della locale intellettualità testimoniato sin dal 1867 dall'apparizione di giornali e periodici non degenerò mai in atti di sterile ribellismo anti-governativo. Una posizione non dissimile aggiungiamo noi da altre manifestazioni dell'intelligenza meridionale, se si pensa che i neo-hegeliani di Napoli hanno cercato addirittura di dotare lo Stato unitario di un originale pensiero filosofico-politico.
Non manca, infine, nell'opera, una fotografia del raduno dei coscrìtti a Monte Sant'Angelo, in partenza per la Grande Guerra, nel 1915. Una sanguinosa avventura che ha tuttavia determinato, per gli italiani di ogni latitudine, una comunione eccezionale di memorie e, di conseguenza, un rifiuto profondo per qualsiasi ipotesi di disgregazione de] Paese.
PAOLO RUGGERI LADERCHI