Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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1992
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Libri e periodici
ciascun popolo. E forse per questo il miglior sistema elettorale potrebbe esser quello che muta, quello che muore per cedere il posto ad un altro ?
Se i sistemi elettorali sono relativi ad una determinata fase politica, ed in fondo è giusto sia così, ancora più centrata appare una presa di posizione dello stesso Turali, risalente ad un periodo, il 1897, privo delle prospettive del 1919: l'importanza di questi sistemi [proporzionali] [...] non sta soltanto nel procurare che un partito abbia un rappresentante di più o di meno in parlamento, ma nel mettere ogni partito nell'impossibilità di togliere agli altri una parte e talvolta la totalità dei rappresentanti a cui essi hanno diritto .
A questo punto non sembri ardito l'accostamento, una sorta di prematuro lib-lab , con una considerazione di Maggiorino Ferraris, davvero non priva di senno politico: non possiamo consentire alle deformazioni del sistema proporzionale che feriscono l'equità e la bontà sua, -colPassegnare alle maggioranze un numero di seggi superiore alla loro forza numerica. Si afferma di voler in tal modo [polemizza con una proposta di Matteotti relativa alla riforma nelle elezioni degli enti locali] costituire una maggioranza che possa sorreggere una amministrazione. Ma questa maggioranza sarebbe puramente artificiale, creata dalla legge e non rispondente alla situazione vera del corpo elettorale. Dn sistema siffatto non avrebbe di proporzionale che il nome: di fatto costituirebbe una sproporzione permanente fra eletti ed elettori .
Dopo gli esempi citati, appare improponibile il parallelo tra la situazione del 1913, secondo alcuni quasi idilliaca e da ripercorrere, quella del 1919 o del 1921 e quella dei nostri anni Novanta: nella fase post-bellica esisteva uno stato dì incomunicabilità insuperabile tra i due partiti maggiori ed era, quindi, necessario il concorso delle forze minori per creare la maggioranza; oggi, il concorso dei partiti di più ridotta dimensione è richiesto ma non necessario, come dimostrano le vicende del VII gabinetto Andreotti, vivo nonostante la defezione dei repubblicani.
Sia, dunque, consentito esprimere il dissenso dalle tesi sostenute da egregi studiosi, sulla proporzionale, causa unica dei difetti politici nazionali. La terapia sostenuta, il ritorno all'uninominale classico, sarebbe, ad avviso di chi scrive, sottoscrivibile se avesse, come premessa indispensabile, la deresponsabilizzazione dei partiti dalla competizione elettorale e se si giungesse alla scelta libera ed autonoma dei candidati. L'accantonamento della proporzionale sarebbe, in altri termini, auspicabile se fosse garantita alla società la selezione degli uomini qualificati, attendibili, scevri da condizionamenti e da subordinazioni. Al massimo, poi, considerando insopprimibile l'intermediazione dei partiti, si dovrebbero rendere condizionanti e decisive designazioni primarie delle candidature, effettuate con le più ampie garanzie di obiettività e con un sostanzioso concorso di cittadini.
Al volume della Piretti va riconosciuto il merito di avere sottoposto ad un vaglio attento e circostanziato uno dei nodi più consistenti del dibattito politico italiano, vivo per decenni e quanto mai scottante nella realtà istituzionale odierna. Pare, poi, raccolto e seguito nel lavoro l'ammonimento di Galasso, secondo il quale: la cosiddetta scienza storica può anche nutrirsi di tabelle e di elaborazioni statistiche, anzi lo deve fare dal momento in cui ha cominciato a darsi un certo taglio, una certa dimensione, certe curiosità e certi interessi che non erano suoi soliti. Ma essa è una scienza alla quale è impossibile rinunziare alla propria matrice umanistica, se per matrice umanistica si intende quella sensibilità ai valori (comunque li si voglia chiamare: categorie, motivazioni dell'agire storico, determinazioni della volontà, e così via) che permette il j comprendere * e il * giustificare ' ,
VINCENZO G. PACIFICI
3) G. GALASSO, Sociologia e storiografìa, in Nuovi metodi detta ricerca storica, Milano, Marzorati, 1975, p. 275.