Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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Libri e periodici
le pouvoir (p. 649). L'uno e l'altro, infatti, erano assai critici rispetto alle pratiche correnti della democrazia e dubitavano che i regimi democratici potessero apportare agli uomini la giustizia sociale e la libertà.
Nell'ultima parte dell'opera in esame, il Busino approfondisce le reazioni del Pareto di fronte agli eventi del primo Novecento: la prima guerra mondiale, il dopoguerra, il bolscevismo, il fascismo. La guerra aveva distrutto le vecchie società, aveva seppellito un'epoca e stava facendo nascere una nuova élite prodotta dalle classi popolari. Il dopoguerra, con i suoi sconvolgimenti in tutti gli ordini della vita sociale, aprì al Pareto gli occhi su uno sterminato campo d'osservazione: egli deplorò il comportamento dei vincitori nei riguardi dei vinti, la loro miopia nel risolvere i problemi, come se le ripercussioni future non contassero. Ritenne di grande importanza il bolscevismo, paragonando la rivoluzione russa alla prima rivoluzione francese, anche se rispetto a questa vi erano delle differenze, in quanto i bolscevichi elogiavano de minoranze rivoluzionarie, negavano fede e reverenza alla maggioranza e riconoscevano la legittimità dell'uso della forza per governare. Per quanto concerne il fascismo, Pareto, come Croce, Einaudi e tanti altri, sperò che questo riportasse la pace, la tranquillità e l'ordine e pertanto lo giudicò benevolmente fino a quando la realtà delle cose non lo convinse del contrario.
Nelle conclusioni del Busino, il Pareto assume una precisa collocazione storica per ài suo modo di studiare la storia, come campo di ricerca empirica generalizzante, per il modo di fare scienza, come elaborazione sistematica di uniformità i cui princìpi sono regolati e confermati dai fatti, ed infine per l'impegno etico-politico rivolto alla formulazione di proposte operative di razionalizzazione del sistema socio-politico, nel quadro di un modello di utilità sociale, intesa come combinazione più conveniente dei suoi tre elementi costitutivi: stabilità politica, prosperità economica, progresso civile.
VITTORIA FERRANDINO
PEDRO ALVAREZ LAZARO, Libero pensiero e Massoneria. Convergenze e contrasti tra Otto e Novecento, prefazione di Aldo A. Mola (La Pietra Grezza); Roma-Reggio Calabria, Cangemi Editore, 1991, in 8, pp. 157. L. 20.000.
Recentemente La Raison, organo del Libero pensiero transalpino, ha riportato una conversazione tra due noti esponenti della Federazione francese Azoulay e Berny in cui veniva offerta la seguente definizione del libero pensatore: Un libero pensatore nel 1983, come ai tempi di Galileo, di Michele Serveto o del Cavaliere de La Barre, come ai tempi di Spartaco o di Anatole France, non comprende altra verità che quella che soddisfa la sua ragione e la sua conoscenza. Per essere libero egli deve pensare dal primo momento, cioè informarsi, leggere, riflettere, conoscere. Un libero pensatore, tanto ieri come oggi, non merita questa etichetta se non realizza totalmente lo sforzo individuale necessario per sviluppare in se stesso lo spirito del libero esame, che egli deve esercitare direttamente nella società .1) Si tratta di una definizione assai larga e certo non lontana dal vero, ma nella sua genericità essa non tiene forse giusto conto del fatto che in realtà la nascita del termine è piuttosto recente, almeno nella sua forma composta di libero pensiero , e non può pertanto essere ascritta a personaggi tanto distanti nel tempo da noi come, ad esempio, Spartaco. Che poi nel corso della storia siano sempre esistiti liberi pensatori è fuor di dubbio.
D La Raison, Mensuel de la Libre Pensée, Paris, a. 28 (1983), n, 275, p. 10.