Rassegna storica del Risorgimento
BORBONE CARLO DI, PRINCIPE DI CAPUA; ZUPPETTA LUIGI
anno
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1993
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pagina
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11
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Luigi Zuppetta e il principe di Capua H
Capua nel bel mezzo della serrata trattativa con il fratello, intesa a recuperare i diritti ereditari per e stesso e per il figlio. Da marzo il Procuratore Generale della Suprema Corte di Giustizia, Agresti, faceva la spola tra Napoli e Malta per far sottoscrivere al principe di Capua il decreto del 27 febbraio, ricevendo da questi un diniego per via, appunto, dei diritti ereditari che il decreto non contemplava. Il documento che pubblichiamo in appendice ci iUumina su questo particolare momento: sull'origine e sullo scopo del documento ci soffermeremo in seguito, al momento ci basterà notare che in esso Zuppetta data erroneamente 1846 i fatti che racconta riguardo a questo episodio, ma ciò non deve stupire perché egli ricorda tale episodio undici anni dopo. Zuppetta, dunque, riprese subito dopo il ritorno a Malta la sua funzione di avvocato del principe di Capua e suscitò immediatamente le ire della Corte napoletana. Agresti ebbe ordine di non dar corso alla trattativa se il principe non avesse prima licenziato Zuppetta, ma il principe replicò mettendolo alla porta e dicendogli, come appunto Zuppetta ricorda nel documento: Fate sapere al re che il Principe di Capua non ha voluto ascoltare le vostre insolenze; e voi stesso sappiate che se non vi trovaste sotto il mio tetto, imparereste con migliore lezione a rispettare il nome del mio Avvocato . Le trattative si interruppero con grave nocumento per il principe: Ferdinando II sapeva infatti che il fratello si trovava in pessime acque dal punto di vista finanziario e giocò, tramite Agresti, la carta del sussidio regio per indurlo a più miti consigli. Un fornitore maltese del principe, infatti, aveva citato in giudizio il principe stesso, cercando di riprendersi parte dei crediti che vantava.22) Nonostante questa spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, Carlo di Borbone non cedette ma, al contrario, accettò la prova di forza postagli con Yaut-aut concernente il licenziamento di Zuppetta, non esitando a rompere le trattative. Il 23 settembre 1847, quindi, avvenne il pignoramento dei mobili e di ogni cosa potesse essere sequestrata per pagare i debiti contratti con Emanuele Scicluna {questo era il nome del fornitore): il principe di Capua aveva cercato fino all'ultimo, tramite il Console napoletano, una via conciliativa, ma posto con le spalle al muro dal Ramirez che insisteva con Yaut-aut, volle assistere al sequestro, vestito in alta uniforme di generale napoletano. La sfida ebbe il successo che egli desiderava: i giornali maltesi diedero ampio spazio alla cronaca dell'episodio; da Malta la notizia rimbalzò a Londra dove i giornali, comprensibilmente scandalizzati, se la presero con Ferdinando II per aver permesso che una simile vergogna colpisse uno stretto congiunto. Nel gennaio del 1848 Luigi Settembrini, appena sbarcato a Malta (così scrive nelle Rimembranze) ebbe come prima immagine dell'isola l'annuncio posto per tutte le cantonate della vendita all'incanto dei beni Borbone.23) Lo scandalo fu talmente ampio che, non intervenendo direttamente la Corte di Napoli, dovette muoversi la Regina d'Inghilterra che, tramite le vie diplomatiche, concordò una improbabile missione in Spagna per il principe.
22) E. GENTILE, art. cit., p. 59, e I. ARCUNO, art. cit,, pp. 91-93. 2 Ibidem.