Rassegna storica del Risorgimento
BORBONE CARLO DI, PRINCIPE DI CAPUA; ZUPPETTA LUIGI
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1993
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Romano Ugolini
al fine di toglierlo per qualche tempo dalla disgraziata situazione in cui si trovava.24)
Ritorniamo ora al nostro Zuppetta che abbiamo visto riprendere speranzoso il suo posto al fianco del principe di Capua: diede nuova vita, ma per soli due numeri, al giornale Già la Tirannide!, ma poi si rese conto che era inutile presentare come candidato al trono siciliano chi stava per rischiare l'arresto per debiti. Dal 1 ottobre 1847, data dell'ultimo numero del giornale,25) le strade di Zuppetta e del principe di Capua si separarono per sempre. Zuppetta rientrò a Napoli alla fine di aprile del 1848 per partecipare, come deputato, ai lavori del Parlamento napoletano. Si distinse per le sue posizioni radicali antiborboniche, ma i fatti del 15 maggio lo costrinsero ad un nuovo esilio: Firenze, Roma, Malta e poi Marsiglia e Torino, dove si stabilì nel gennaio del 1850 e dove per nove anni dovette lottare giorno dopo giorno per guadagnarsi da vivere.
Era stato un esule che, a suo modo e attraverso una linea politica discutibile e discussa negli ambienti democratici, aveva impiegato gli anni trascorsi a Malta impegnandosi per mutare le sorti della Sicilia. Più che per le sue battaglie politiche, egli era stato apprezzato per la sua grande dottrina in campo giuridico: si era battuto da avvocato per la Sicilia, e gli esuli siciliani a Malta non lo dimenticarono e lo vollero fra loro nel momento in cui, a Torino nel 1850, cercarono, con Crispi come leader, di organizzarsi in circoli democratici antiborbonici. Fallito anche questo tentativo, Zuppetta dovette fare i conti solo con le difficoltà della vita dell'esule, cercando di far valere le sue doti giuridiche: politicamente il suo nome, almeno fino al 1860, rimase legato essenzialmente al principe di Capua, come dimostra il documento che pubblichiamo in appendice, documento al quale ci siamo già rifatti, ma che ora è venuto il momento di spiegare nella sua genesi.
Fin dal 1855 Giovanni La Cecilia aveva offerto al rappresentante napoletano a Torino, Canofari, di vendergli, dietro compenso, alcune lettere di Saliceti e di altri fautori della causa murattista; esse dovevano servire come spunto per l'edizione di un lavoro antimurattista che, pagato dal Governo borbonico, sarebbe dovuto apparire, secondo La Cecilia, a firma di Luigi Zuppetta. Questi, secondo noi, non ebbe percezione delle proposte dall'amico e probabilmente non avrebbe visto neppure i soldi che La Cecilia chiedeva, visto che dovevano servire a sovvenzionare il giornale dello stesso La Cecilia La Voce del Progresso; di fatto vi è che il rifiuto apposto dal Canofari fece cadere ogni possibilità d'intesa. La Cecilia si volle vendicare con la pubblicazione delle fortunate Storie segrete delle Famiglie Reali, dedicate più che contro gli Asburgo, contro i diversi rami dei Borbone. Gli scritti di La Cecilia crearono scandalo e preoccupazioni al Governo piemontese, assillato da proteste diplomatiche
34) ERSILIO MICHEL, Esuli italiani a Malta nel 1848, In Nuova Rivista Storica, a. XXXII (1948), pp. 25-26.
25) V. BONELLO, Op. clt., p. 55.