Rassegna storica del Risorgimento
DE SANCTIS FRANCESCO
anno
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1993
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pagina
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18
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18
Antonio Carrannante
gli intellettuali di formazione umanistica nati nella prima metà dell'Ottocento, nessuno meglio del De Sanctis capì l'importanza della cultura scientifica come bagaglio culturale necessario all'uomo moderno. La sua stessa insofferenza per ogni tipo di Arcadia, il suo antiformalismo, la sua continua ricerca della serietà (e cioè dell'autenticità umana come sostanza della letteratura), la sua attenzione rivolta agli aspetti pratici e fisici dell'educazione, la sua ostinazione a voler vedere l'uomo come totalità e possibilità di armonico sviluppo; erano tutte componenti insostituibili di una pedagogia che sviluppava e portava a compimento le esigenze del liberalismo ottocentesco, risolvendosi in una sorta di nuovo e moderno umanesimo.
Anche quello che si potrebbe chiamare r ottimismo del De Sanctis, non fu tanto basato sulla fiducia per la scienza e per la tecnica, quanto suMa fiducia nella pianta uomo, e specialmente sulla fiducia verso i giovani, verso le nuove generazioni. I giovani, scriveva sulla base dell'esperienza sua di studente e di insegnante, sono naturalmente docili e generosi: e 'la vostra autorità è irresistibile, quando voi vi fate stimare per la vostra imparzialità e rettitudine, per la serietà che mettete nel vostro ufficio,8) dando così, fra l'altro, un suggerimento sempre valido a tutti quanti operano nella scuola.
Abbiamo detto che nella prospettiva pedagogica del De Sanctis l'educazione scientifica e tecnica aveva un posto di tutto rilievo; eppure non c'è dubbio che come ministro della P. I. il De Sanctis dovette occuparsi dell'istruzione tecnica quasi per scommessa , rispondendo ad un'interpellanza dell'on. Coppino (il futuro ministro) sul trasferimento degli istituti tecnici al ministero dell'Agricoltura e del Commercio. Il De Sanctis dette una prima, provvisoria risposta il 22 gennaio 1862, ed una seconda, più circostanziata e diffusa, il 27 di quello stesso mese.9)
La discussione, a ben guardare, non verteva tanto su quale ministero, o della Pubblica Istruzione o dell'Agricoltura, dovesse occuparsi degli istituti tecnici, bensì sulla natura stessa di quegli istituti; che se venivano considerati come scuole di cultura generale, preparatoria all'università, competevano ovviamente al ministero della Pubblica Istruzione, mentre se venivano considerati come scuole speciali, preparatorie al lavoro, dovevano dipendere più funzionalmente dal ministero dell'Agricoltura e del Commercio.
Il De Sanctis non amava le ambiguità, le incertezze, le lungaggini, e convinto com'era che gli istituti tecnici dovessero essere, o almeno dovessero diventare scuole speciali, sostenne la necessità di attribuirle al ministero dell'Agricoltura e del Commercio.
Ma è interessante osservare come il De Sanctis giungesse a queste conclusioni, dando fra l'altro uno sguardo a quello che accadeva negli altri paesi d'Europa, sia in quelli dove prevaleva l'iniziativa privata, sia in quelli in cui i Governi sono centralizzatoli . E dava una diagnosi dei mali dell'organizzazione culturale e scolastica in Italia che credo abbia ancora oggi un forte sapore di attualità, anche perché quest'aspetto del
8j cfr. FRANCESCO DE SANCTIS, Scrltii e discorsi sull'educazione, cit., p. 122. ?) Ivi, pp. 97-114.