Rassegna storica del Risorgimento

DE SANCTIS FRANCESCO
anno <1993>   pagina <25>
immagine non disponibile

Francesco De Sanctis educatore e ministro 25
c'irabestiamo; ci fa guardare le cose in una maniera larga e comprendere tutt'i caratteri; ci svezza da quel guardare da un occhio solo, da quel disprezzo assoluto che sentiamo per tutto ciò che non è noi. E ci fa un altro bene, accresce i nostri materiali, ci fornisce colori, ci appassiona, ci fa vivere della vita di tutti, senza cancellare la nostra personalità.23)
Ed anche in questo caso mi si perdonerà la lunghezza della citazione, estremamente utile, mi pare, a mettere a fuoco i contorni di quel concetto di cultura senza il quale è impossibile parlare di pedagogia o di educazione.
Il concetto che il De Sanctis nutriva di cultura era, come si vede, un concetto equilibrato , armonico, antidogmatico, di unità nella diversità. L'armonia della personalità era uno dei suoi criteri di orienta­mento più costanti.
Da questo punto di vista, l'importanza accordata all'educazione fisica, la critica ad ogni formalismo, il sospetto verso una cultura vuotamente e retoricamente umanistica , l'attenzione all'educazione tecnica e con­temporaneamente la necessità di salvaguardare l'uomo nel tecnico , lo scetticismo verso tutti gli schemi mentali preordinati, costituiscono allattanti punti fermi nell'insegnamento e nell'azione politica del De Sanctis. Comunque, l'idea non dirò più nuova, ma più attuale che noi possiamo trovare nei suoi scritti e nei suoi discorsi, è quella di ima scuola veramente democratica. La scuola venne intesa infatti dal De Sanctis come una specie di laboratorio dove tutti, maestro e scolari, nella propria autonomia intellettuale, concorrono alla ricerca della verità. E questa, la verità, è intesa appunto come ricerca, e non come un dato di fatto da trasmettere dall'alto verso il basso, dal maestro agli allievi; perché la scuola prefigurata dal De Sanctis era quella dove tutti sieno com­pagni nel lavoro, maestro e discepoli, e che il maestro non esponga solo e dimostri, ma cerchi e osservi insieme con loro, sì che attori sien tutti, e tutti sieno come un solo essere organico, animato dallo stesso spirito .24> E qualche pagina più in là ribadiva: Cominciai la scuola con questo disegno, di associare i giovani al mio lavoro, e fare che ciascuna lezione fosse il prodotto di un lavoro collettivo.
Ed è poi veramente notevole che il De Sanctis insistesse su questo aspetto del suo insegnamento anche fuori d'Italia, ad esempio nelle sue lezioni al Politecnico Federale di Zurigo, nella primavera del 1856, quando (costituendo dei gruppi misti di lavoro fra i suoi studenti, e mettendo insieme studenti italiani e studenti tedeschi) prefigurò quasi in provetta quell'unità europea che solo oggi pare prendere consistenza: Io voglio (diceva dunque in quell'occasione il De Sanctis rivolgendosi agli studenti) che voi non stiate lì con la bocca aperta e occhi levati a raccoglier le parole dell'oracolo, con ni un altro incomodo che d'imprimerle nella vostra
23) Cfr. FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1856-1858), a cura di GIOVANNI FERRETTI e Muzio MAZZOCCHI ALEMANNI, Torino, Einaudi, 1965, pp. 438439.
24) Cfr. FRANCESCO DE SANCTIS, Scrìtti e discorsi sull'educazione, eh., pp. 117-118. La citazione seguente è tratta da p. 120.