Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI VINCENZO; ITALIA RIFORME AMMINISTRATIVE 1887-1890
anno <1993>   pagina <39>
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Studi sull'età crispina
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ridico-politica e la cospicuità di opere specifiche, quali quelle di Sepe W e di Roteili.14)
Ottimo e non poteva essere diversamente considerata l'altissima qualificazione raggiunta nell'ambito particolare di studio è anche il contributo di Fabio Grassi, riguardante, nel settore del Ministero degli Esteri, la diplomazia. A chiusura dà una disamina dalle solide fonda­menta l'autore si rammarica e noi non possiamo che essere solidali della sconfitta di Crispi nel suo braccio di ferro con l'alta diplomazia, che ebbe come conseguenza il fallimento di una ipotesi di modernizza­zione dell'anmiinistrazione centrale e degli apparati periferici.
Se un insuccesso viene segnato nel campo organizzativo del Mini­stero (il rapporto è di Vincenzo Pellegrini) per la sproporzione tra grandiosità dei propositi ed esiguità dei mezzi posseduti, l'amministrazione coloniale secondo la visione crispina ce lo mostra chiaramente Da­niela Frigo non scomparve con la caduta dello statista isolano ma trovò anche ad opera del Crispino Primo Levi, un sicuro riconoscimento nel 1913 con l'istituzione di un dicastero ad hoc.
In un campo, oggetto di crescente interesse storiografico, quello che intende cogliere i nessi tra crescita della burocrazia e formazione delle classi medie, risulta ben centrato il saggio di Manuela Cacioli (7/ Mini­stero degli Interni: i funzionari), che rileva la specializzazione del per­sonale di rango elevato, qualificato anche attraverso esami più completi ed impegnativi rispetto al passato.
Crispi provò a riconoscere agli estranei da possibilità di entrare nei gradi alti deU'amministrazione; ma il tentativo fallì per gli ostacoli frap­posti dalla deleteria (mentalità burocratica, non raramente (vedi i con­tentiti movimenti prefettizi) contrastata.
Da Crispi arriva la spinta .per una modernizzazione della polizia, adeguata alle esigenze dei tempi e al passo con gli indirizzi europei nello stesso delicato settore. Gli intenti della riforma sono esemplificati con concretezza spicciola, senza ardimenti ideologici e accostamenti intema­zionali, nella relazione della commissione parlamentare, presieduta da La Porta e con Breinialti segretario. Il relatore Giorgio Curcio, nel passaggio più importante, sostiene che nessuno dubita al certo dell'utilità di un servizio di pubblica sicurezza diramato da' centri agli estremi delle Pro­vincie, mercè l'opera di delegati destinati temporaneamente colà dove lo riechiegga il bisogno. Un impiegato governativo ed estraneo ai partiti lo­cali e alle gare municipali, può spiegare la sua azione immediata e libera, più che non lo possano i sindaci, per le loro condizioni sociali, ed i comandanti di stazione dei reali carabinieri per la loro particolare istituzione, per la dipendenza diretta dai propri superiori ed anche per le loro incombenze svariatissime .is>
B) La Presidenza del Consiglio dei ministri, a cura di 0. SEPE, in Archivio del­l'Istituto per la scienza deWamministrazione pubblica, voi. I, Milano, Giuffrè, 1962.
14) E. ROTELLI, La Presidenza del Consiglio del ministri, Il problema del coordi­namento delVamministraziom centrale In Italia {1848-1948), Milano, Giuffrè, 1972.
15; ATTI PARLAMENTARI, Camera del Deputati, teg. XVI, sess, 1889-1890, Raccolta