Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; ITALIA RIFORME AMMINISTRATIVE 1887-1890
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1993
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Studi sull'età crispìna
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ziaria governativa alle iniziative edilizie, aveva sostenuto che se sonvi bisogni nuovi, questi non dipendono dai romani, ma sono creati dal governo che portò qui la capitale. Ci pensi dunque il governo.22*
Gli scopi ed i propositi di una legge, che portasse alla nascita della ed. Prefettura del Tevere , sono colti con obiettività in un articolo del quotidiano fiorentino La Nazione del 25 giugno 1890: Le autorità nazionali sarebbero intervenute nel fissare prima le spese e .poi le entrate del Comune, regolando le une colle altre: ed allora il rischio dei disavanzi e dei debiti si sarebbe evitato. Ma conservando il regime normale colia semplice ingiunzione del sindacato dello Stato, ogni garanzia vien meno, e da ambe le parti si resta nell'oscurità e nel vuoto.23)
Ci riporta all'analisi del rapporto della Guercio un'affermazione di Crispi durante il dibattito sul disegno di legge (non sfugga la titolazione) per modificazioni alla legge comunale e provinciale, che offre plasticamente il quadro delle difficoltà obiettive in cui vivevano ed operavano i prefetti. I prefetti osserva il Crispi hanno abbastanza responsabilità, e molte influenze li mettono in condizione di non poter fare sempre quello che dovrebbero, e di non poter negare quello che dovrebbero negare .24>
La denunzia fatta dalla Guercio, in avvio dell'indagine, circa carenze di documentazione e di studi, trova una conferma nella mancanza di ricerche sulla concreta applicazione dei rinnovati strumenti di controllo, anche se il materiale a disposizione consente dà ricavare un'immagine modesta della vita amministrativa locale e un'altrettanto modesta applicazione delle riforme nell'amibito delle istituzioni di beneficenza.
Concludendo, la Guercio ritiene che il disegno Crispino ebbe una applicazione sommaria, perché altrimenti avrebbe significato un radicale intervento dello Stato nella gestione dell'enorme patrimonio delle opere pie cittadine e la rottura di equilibri consolidati e perché la gravosità degli impegni addossati agli enti locali avrebbe suscitato l'ostilità delle forze municipali e comportato la perdita, ai fini politici nazionali , del consenso dei maggiorenti locali.
È un consuntivo, sul quale si può anche consentire, a patto di non considerare il trauma degli interventi su equilibri fragili, da modificare con il tempo e nel tempo ma non da sconvolgere precipitosamente. A questo proposito appare felice e fondata la tesi, che in fondo è una definizione, di Saija, secondo di quale il clima di rifondazione, che si respirava sita dal discorso della corona del 16 novembre 1887, conferiva alla nuova legge [quella di riforma dell'ordinamento degli enti locali] la
22) L'Osservatore Romano, XXI <1881), n. 61, mercoledì 16 marzo. L'articolo reca il titolo / bisogni di Roma.
23) La Nazione, XXXII (1890), o. 176, mercoledì 25 giugno.
24) Discorsi parlamentari di Francesco Crispi olt., voi. Ili, p. 112. Per una esauriente ricostruzione del dibattito .parlamentare, v. R. CALAMANDREI, La nuova legge comunale e provinciale {Sesto unico e decreti per la sua esecuzione) spiegata e raffrontata con l'anteriore, Rrenze, 1889, pp. 5-12.