Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; ITALIA RIFORME AMMINISTRATIVE 1887-1890
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1993
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Libri e periodici
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capitale sociale e il patrimonio sono cresciuti, in due decenni, di ben 26 e 37 volte in termini reali.
La dinamicità dell'Istituto, la sua struttura, la clientela acquisita, il suo management non potevano non attirare l'interesse di grandi banche. Il Crédit Lyonnais nel 1989 con complesse trattative riuscì ad acquisire il 49,50 del capitale sociale. Quali le ripercussioni sul mondo bergamasco? È troppo presto per giudicare tale impatto pur nella consapevolezza che l'Istituto è stato proiettato in una dimensione europea.
MARILINA DI DOMENICO
ESTER CAPUZZO, Dal nesso asburgico alla sovranità italiana. Legislazione e amministrazione a Trento e Trieste (1918-1928); Milano, Giuffrè, 1992, in 8, pp. X-296. L. 32.000.
I cinefili sanno bene come il cinema dei telefoni bianchi ambientasse in Ungheria le storie più audaci e la cui trama prevedesse un divorzio. Mi ero chiesto perché i cineasti italiani non avessero scelto l'Inghilterra o altri Paesi con una legislazione che contemplasse l'istituto del divorzio. Forse la risposta viene da una pagina di questo bel libro: Fiume alla vigilia dell'annessione all'Italia fu per le coppie italiane che volessero divorziare una sorta di Reno grazie alla legislazione ungherese non ancora abrogata. Quella città da sempre luogo di incontro di diverse culture e nazionalità aveva fatto conoscere all'opinione pubblica italiana un aspetto particolare della società ungherese.
Al di là di note di colore come questa (connessa peraltro a una questione di rilevanza sociale e giuridica) il libro di Ester Capuzzo fornisce un quadro estremamente articolato e ricco, contrappuntato da un'esposizione sobria e agile, di un problema cruciale cui dovette fare fronte lo Stato italiano all'indomani della vittoria nella prima guerra mondiale: l'omologazione delle province annesse al resto del Regno sotto il profilo dell'ordinamento giuridico. Sulla scorta delle informazioni e delle riflessioni dell'autrice si può sostanzialmente dare un giudizio positivo dell'opera svolta nella Venezia Giulia e in quella Tridentina dalle autorità italiane, da Roma o in loco, sia militari che civili. Fu infatti un'opera tutta ispirata alla prudenza, alla gradualità e in larga parte al rispetto degli usi e della cultura delle popolazioni alloglotte incluse che entravano a far parte della compagine statale italiana. Se poi si pensa al clima di contrapposti nazionalismi in cui tale operato si colloca e alla crisi politica che gli fece da cornice, crisi tale da portare al superamento del regime liberale e all'imporsi del fascismo, il giudizio si dovrà fare di necessità più benevolo. Testimoniano delle qualità dell'azione dei governatori militari e quindi di quelli civili e in generale di un'intera classe politica anche gli interessanti documenti posti in appendice e in buona misura provenienti dall'Archivio di Stato di Trieste. I generali Petitti di Roreto e Pecori-Giraldi, i governatori civili Mosconi e Credaro che li sostituirono, Francesco Salata e altri ancora ne escono come figure positive e attente a conciliare gli interessi dello Stato e l'italianità con i diritti e i costumi delle popolazioni (italiane o meno) del Trentino-Alto Adige, di Trieste e dalmato-zaratme.
D'altronde lo Stato e le leggi italiane subentravano all'amministrazione asburgica, per alcuni versi degna di imitazione e spesso mitizzata. Da questa considerazione di fatto scaturiva una convinzione sufficientemente diffusa tra giuristi e politici che la sopravvivenza parziale di istituti giurìdici austriaci nelle nuove province potesse contribuire a un più generale rinnovamento dei codici italiani. Insomma, la vittoria e le annessioni dovevano essere uno stimolo e un'occasione di riforma. Anche se nel corso del ventennio fascista un radicale rinnovamento avvenne, non sembra che esso si possa connettere all'esperienza maturata durante un decennio di amministrazione delle terre