Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI VINCENZO; ITALIA RIFORME AMMINISTRATIVE 1887-1890
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1993
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Libri e periodici
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gelosia delle competenze anche civili loro affidate e che fossero pronti a cedere il passo a funzionari civili non appena le circostanze lo avessero consentito. Lo si vede nella libertà concessa ai magistrati delle città occupate, pur se le loro sentenze erano passibili di conferma o annullamento da parte dell'autorità militare. E lo ribadisce la mancanza di qualsiasi opposizione al subentrare dei governatori civili in luogo di quelli militari, come anche la leale collaborazione con il governo Nitri. Accanto ad altri risultati questa opportuna predisposizione consentì alle forze armate di svolgere un'efficace opera di protezione civile come la definisce l'autrice che finì per contare forse più che quella di controllo militare del territorio o di quella di propaganda in presenza di resistenze all'annessione. 11 ruolo e l'opera svolta dai governatori di Trento e Trieste, ispirati sostanzialmente ad una concezione liberal-democratica si dice nel libro furono improntati alla moderazione, alla tolleranza, alla comprensione delle molteplici difficoltà del momento .
Una questione del tutto particolare, ma importante per popolazioni molto religiose, fu la ridisegnazione delle circoscrizioni ecclesiastiche, particolarmente nel Trentino-Alto Adige: nonostante l'illuminata posizione del vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, si mantenne lo status quo ante bellum con un conseguente squilibrio tra la diocesi di Bressanone privata di decanati ormai oltre frontiera e di Trento che comprendeva alcuni decanati abitati da tedeschi che sarebbe stato più opportuno cedere all'altra diocesi.
Si è detto dell'opportunità di mantenere in vigore gli istituti giuridici asburgici, ma va anche ricordato che in alcuni casi il procrastinare l'applicazione della legislazione nazionale non avvantaggiò i residenti nelle province annesse perché non consentì di liquidare alcune pendenze o relazioni finanziarie, non regolabili senza ricorrere a quest'ultima legislazione. Scarsi furono i risultati anche dell'Ufficio Centrale per le Nuove Provincie subentrato al Segretariato Generale per gli Affari Civili e soppresso nel novembre 1922 {questo operante presso il Comando Supremo, quello presso la Presidenza del Consiglio). Non molto meglio operò il Ministero per le Terre Liberate, soppresso nel 1923.
L'autrice in definitiva giudica che la maggior carenza di un'opera di omologazione peraltro positiva come si è detto fosse nella rinuncia alla filosofia autonomistica che aveva improntato il regime asburgico prima ancora che il prevalere del fascismo e del nazionalismo inducessero persino a una politica di parziale snazionalizzazione delle minoranze. Altro appunto negativo è quello sull'introduzione della legislazione nazionale nelle nuove province: Alluvionale e privo di ima certa organicità il processo di omologazione delle nuove province all'ordinamento giuridico nazionale, malgrado il proposito di accordarlo euritmicamente nelle sue parti, fu realizzato in modo fortemente pragmatico e adattato spesso a necessità contingenti nella ricerca di soluzioni normative adeguate ai problemi che man mano si presentarono, risentendo perciò della mancanza di un'impostazione sistematica.
Come si vede, pur evitando di sentenziare troppo di frequente e lasciando al lettore la facoltà di giudicare sulla scorta della puntuale ricostruzione che il libro offre, l'autrice non esita ad avanzare giudizi chiari e netti sui momenti e sulle scelte principali di quegli anni. Sono giudizi non facilmente attaccabili perché fondati su una conoscenza dei fatti e delle testimonianze che balza evidente dall'apparato critico, nel quale si trova spunto per molti altri studi.
Credo che questa impegnativa opera di Ester Capuzzo abbia il grande merito di dare, sulla base di un ampio lavoro di ricerca archivistica e dello studio critico di una vastissima bibliografia, un quadro generale e al contempo dettagliato di una questione essenziale per la vita dello Stato italiano all'indomani del primo conflitto mondiale. Una questione che conteneva in sé elementi di futuri problemi soprattutto in, relazione alle minoranze etniche non del tutto risolti ancora oggi.
FRANCESCO GUIDA