Rassegna storica del Risorgimento

CONVENZIONE DI SETTEMBRE 1864; VEGEZZI-RUSCALLA GIOVENALE
anno <1993>   pagina <194>
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Vincenzo Fannini
più forte, la ricchezza mobile, l'obbligo per chi non è accattone di pagare dai 2 ai 5 franchi. Questo è il tema che deve sollevare il popolo. Noi siamo sgraziatamente disuniti, ma per respingere de tasse vi è accordo popolare da Susa a Marsala.
Questi miei colleghi tutti possessori di cedole scorticherebbero il popolo per aumentarne il corso ed io vorrei una bancarotta acciò avessero una buona lezione questi Messeri e che in avvenire più non si facessero imprestiti,10'
Era facendo leva sul malcontento popolare dovuto alle forti impo­sizioni fiscali che secondo il Ruscalla si doveva giungere ad un solleva­mento generale, era quello l'unico elemento di coesione a -livello nazionale, assieme all'ammirazione per il generale Garibaldi, che sembrava quasi indicare come possibile dittatore, o quanto meno uomo forte della situa­zione, catalizzatore del consenso popolare. Sempre nella stessa lettera, non faceva mistero delle sue nuove posizioni politiche, manifestando un radicalismo difficilmente immaginabile in un uomo che si era sempre professato fedele alla monarchia ed al governo; ed infatti affermava, quasi a voler convincere se stesso prima che Asproni della sincerità delle sue affermazioni:
Io proposi a [...] Tanno 1863 la rivoluzione. Mi si gridò la croce addosso. Se si fosse fatto Timprestito di un miliardo non ci peserebbe sul collo e i Susanni, Allievi e socii non avrebbero milioni in tasca che spendono per corrom­pere il popolo.
Sto meglio perché mi sono sfogato e perché nel Meeting di domenica ultima vuotò il magro borsellino e diede 1200 lire pei poveri Veneti, e ciò malgrado che il [...] governo avesse a poca distanza del luogo del Meeting quattro cannoni in pronto.
Torino, è vero, fu colpevole di non essersi associata alle Provincie meri­dionali nel! 'entusiastica devozione a Garibaldi. Ma aperse gli occhi ed il nome del venerando romito di Caprera è salutato con un entusiasmo incredibile. Se qui venisse Garibaldi tutta la città gli muoverebbe incontro salutandolo come l'unica tavola di salvamento alla naufragante Italia.
Queste cose ho voluto scriverti perché più che mai ewi d'uopo di concordia tra i liberali di tutti i paesi italiani onde salvarci dall'essere ridotti a burattini di Napoleone III. Nota che la cocciutaggine di taluni e l'ammiccamento di altri fa sì che, malgrado le esplicite dichiarazioni della Frange, che dice che dopo i due anni se vi sarà rivoluzione a Roma la Francia interverrà, questa convenzione sarà votata ad una grandissima maggioranza. La Camera si è infrancesata. Non è più qualche lembo di territorio che diverrà francese, ma tutto il nuovo regno, dissanguato dalle tasse, discorde ed avvilito.
La vergogna dovrebbe indurci a non più osare di dirci italiani.1
Ma Asproni cauto, non si fidava del tutto di questo repentino rove­sciamento di posizioni, ed infatti già il 12 novembre aveva annotato nel suo diario:
D Ibidem. M> ìbidem.