Rassegna storica del Risorgimento

CONVENZIONE DI SETTEMBRE 1864; VEGEZZI-RUSCALLA GIOVENALE
anno <1993>   pagina <198>
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198 Vincenzo Fannini
riteneva i tempi ancora immaturi e soprattutto non si fidava di quelli che fino a pochi mesi prima erano stati i suoi più accaniti avversari politici, che anche lui al pari della stampa filogovernativa era solito definire nel suo diario municipalisti:
Mi scrive Giovenale Vegezzi Ruscalla che in Torino fa capolino l'idea di una federazione democratica italiana. Or che i Piemontesi sono messi alle strette e perdono la facoltà di assorbire e spogliare, vogliono autonomia e libertà. Certo è che macchinano molto, e che son capaci di ricorrere a qualunque eccesso.22'
E ancora, qualche giorno dopo, sottolineava ironicamente e non senza una punta di acida soddisfazione la rabbia dei torinesi, attaccati sino all'inverosimile al ruolo di capitale della loro città:
Giovenale Vegezzi continua a mandarmi le sue corrispondenze. Sprizzano municipalismo piemontese in quintessenza, lo vedo i Subalpini idrofobi. La perdita della egemonia li mette in delirio. Prima che Torino perda la Capitale di fatto, è probabile, molto probabile, che si abbandonino a deplorevoli eccessi. Sono furiosi.23)
Uomo di chiara fede e formazione mazziniana, Asproni riteneva che soltanto con la forma repubblicana si sarebbero potute gettare le basi di uno Stato realmente democratico e che, alla luce della frammentazione e del particolarismo italiano, questo non avrebbe potuto essere che federale:
Ho ricevuto una lettera di Giovenale Vegezzi Ruscalla che mi fa sapere gli intrighi e gli imbarazzi del Ministero Lamarmora. In Piemonte la aristocrazia parteggia per creare un ducato con assoluto potere, avente a capo il Principe Amedeo o il Duca di Genova. Gli Operaj e i democratici coltivano il pensiero della Confederazione repubblicana. L'attuale ordine di cose è odiato da tutti. Unità vera non vi può essere che in vera libertà, e libertà non avremo che con la forma federale repubblicana.24*
Ma restremismo politico del Vegezzi non si spingeva a tanto: critiche al governo, anche dure, era disposto a farne, anzi era lui stesso a pun­golare Asproni affinché il giornale napoletano assumesse un atteggiamento più deciso nei confronti del gabinetto La Marmora (subentrato sin dalla fine di settembre a quello Minghetti) ma la rottura con la classe dirigente non lo aveva spinto sino al punto di rinnegare la causa monarchica per abbracciare quella repubblicana. Sul concetto di federalismo, anche se espresso tra le righe, sembrava invece trovarsi d'accordo con il suo direttore, nel senso che non solo auspicava ogni sorta di alleanza tra le popolazioni settentrionali e quelle meridionali, vedendola già realizzata (anche se solo in embrione) nella protesta contro le esazioni fiscali, ma era anche favorevole a riconoscere i diritti di quelle province periferiche.
22) G. AsPRONI, Diario, cit,, p. 129, nota del 17 dicembre 1864.
23) jvit p, 133, annotazione del 28 dicembre 1864.
24) Ivi. p. 131, annotazione del 21 dicembre 1864.