Rassegna storica del Risorgimento
ELEZIONI COMUNALI GENOVA 1887-1892; GIORNALI GENOVA 1887-1892;
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1993
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Bianca Montale
Sampierdarena a Voltri. Nel centro cittadino le forze più dinamiche sono quelle di commercianti, esercenti, imprenditori, alti funzionari, finanzieri. La divisione in consiglio comunale tra conservatori e progressisti non avviene quindi in base a scelte sociali contrapposte, ma anche vent'anni dopo Porta Pia sulla questione romana.
Genova per quanto ancora i molti vuoti in questo campo non consentano un discorso articolato e completo è certamente città più cattolica che mazziniana. Dal '48 in poi frange estreme di clericalismo ed anticlericalismo si sono contrapposte con toni spesso violenti. La tensione, attenuata con mons. Charvaz, è ripresa dopo il 70 con il successore arcivescovo Magnasco. Tuttavia i cattolici genovesi sono stati quasi sempre alieni da suggestioni margottiane in politica, ed hanno votato nelle elezioni dei deputati al Parlamento negli anni '50 e '60, mostrandosi nella 'maggioranza propensi ad intervenire in caso di necessità. Nelle elezioni comunali sono stati sempre presenti con grande peso ed impegno, dimostrandosi più di una volta determinanti negli equilibri consigliari.
Se si analizza nel tempo la composizione di consigli e giunte, sì arriva alla constatazione che nella maggioranza dei casi Genova è amministrata da sindaci formalmente liberali, che si reggono sul voto determinante di consiglieri proposti prima dallo Stendardo Cattolico, e poi dal Cittadino.1) In pratica, allorquando i liberali moderati si alleano con i cattolici che si dichiarano cattolici con il Papa, liberali con lo Statuto, non resta spazio al liberalismo radicale e anticlericale; quando invece le forze moderate prendono la distanza da quella che viene definita, talora impropriamente, la destra clericale, esistono possibilità di successo per un liberalismo erede dell'antico giurisdizionalismo. Gli spostamenti, e i risultati elettorali, avvengono in questa ottica; e solo l'uno o l'altro fronte, unito e senza liste di disturbo, può conseguire la vittoria. Una vittoria che comporta non rilevanti differenze sul piano dell'azione amministrativa.
Figura di primo piano a partire dagli anni 60' è quella del barone Andrea Podestà, parlamentare, più volte sindaco e valido amministratore, finanziere azionista di numerose società ferroviarie, edilizie, minerarie.2) Podestà è un liberale che amministra appoggiato dal voto determi-
') Per un quadro generale sull'ambiente genovese alla vigilia dell'Unità vedi BIANCA MONTALE, Genova net Risorgimento, Savona, Sabatelli, 1979, pp. 235-244; la.. La Liguria nel Risorgimento. Problemi e prospettive storiografiche, in Nuova Rivista Storica, 1979, 11 I-IV, pp. 444-452. Sulle vicende municipali di Genova negli anni '60, vedi B. MONTALE, Filippo Antonio Gualterio prefetto di Genova, in Miscellanea Storica Ligure, Vili (1976), n. 2, pp. 152-161.
2) Sul ruolo di grande rilievo nel campo della finanza e dell'imprenditoria genovese dì Andrea Podestà e di altri membri dell'ammirais trazione comunale, vedi GIORGIO DORTA, Investimenti e sviluppo economico a Genova alta vigilia della prima guerra mondiale, Milano, Ricciardi, 1969-1973, voli. 2, ad indieem. Su Podestà, ANTON GIULIO BARRILI, Andrea Podestà, Genova, Martini, 1900.