Rassegna storica del Risorgimento
ELEZIONI COMUNALI GENOVA 1887-1892; GIORNALI GENOVA 1887-1892;
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1993
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Bianca Montale
vanni Ricci, senatore ed ex ministro, che figura in tutte le liste (5.075 voti). Nell'ordine seguono Lazzaro Gagliardo, deputato (3.704) e Cabella, Giacomo Doria, Casaretto, Bombóni, Gavotti. Podestà ottiene 2.987 voti; l'ultimo eletto, Gaetano Cabella, ne consegue 2.606. I cattolici ottengono dalle 2.000 alle 2.600 preferenze.)
Anche per le elezioni provinciali i risultati sono analoghi. Considerando l'operato della precedente Giunta liberal-cattolica Podestà, largamente positivo, e le scarse differenze tra gli antagonisti, è possibile formulare un'ipotesi sulle cause del mutamento avvenuto a Palazzo Tursi. Genova è città che, se esistono pressioni o motivi di interesse, si allinea in questa fase con relativa facilità al potere centrale: non a caso nelle elezioni politiche del '76 alcuni candidati sono passati con disinvoltura da destra a sinistra. Crispi e la Massoneria operano il massimo sforzo, e forse un senso di stanchezza e un desiderio di alternanza nascono nell'elettorato, che vede la città quasi sempre amministrata da moderati e cattolici. In campo anticlericale, i repubblicani della Confederazione hanno preso le distanze dal blocco, ma non hanno proposto liste alternative evitando dispersioni. Cattolici e moderati divisi hanno avuto poche possibilità di successo. La differenza tra vincitori e vinti è di un migliaio di preferenze, nella maggior parte dei casi: non è poco, ma è risultato che sarà possibile in futuro ribaltare.
L'Epoca commenta esultante: Dunque, le urne hanno parlato. E hanno detto che nella città di Maria Santissima, nella roccaforte dei clericali, un partito nefasto alla patria e alla civiltà da troppo lungo tempo spadroneggiava [...]. Le urne hanno parlato ed hanno condannato all'ostracismo la setta dei clericali [...]. Giù dagli scaloni di Palazzo Tursi fuggono a rotta di collo i canonici, i sacrestani e gli affaristi che tenevano il sacco [...], e ironizza: Il barone va in campagna, chissà quando tornerà .M> Ammette esplicitamente che tutto il merito è stato dell'opera saggia, liberale e sapiente dell'on. Riccardo Pavesi, in cui onore viene organizzato un banchetto con 200 coperti. Il Mercantile, più cauto, dichiara di attendere la nuova amministrazione all'opera. Diviene sindaco Stefano Castagnola, antico mazziniano e poi ministro della Destra, il quale ha riportato 3.049 preferenze. Ci sarà il 24 giugno un rinnovo parziale del Consiglio, che non muterà di quadro generale. Con la legge comunale 5925 del 10 febbraio '89 anche per Genova è necessario un rinnovo totale deU'ammJJiistrazione locale secondo le nuove norme, con suffragio allargato. Gli elettori raddoppiano, passando a circa 25.000.
La Giunta Castagnola è stata in carica poco, e un giudizio è prematuro. II Cittadino stesso ammette che non è stato poi quel fini-
13) Su 48 eletti, 26 sono i propost! anche dal Comitato Costituzionale. Cinque (Podestà, De Amczaga, Arata, Del Santo, G. Cabella) figurano nella lista cattolica e in quella costituzionale.
'> L'Epoca, 28-29 febbraio e 4-5 marzo 1888.