Rassegna storica del Risorgimento
GRABINSKI J?ZEF
anno
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1993
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pagina
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477
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vince alcune migliaia di ducati, somma molto ragguardevole. Torna a Varsavia con il gruzzolo; lì viene a sapere che il generale Jan Henryk Dbrowski, distintosi durante l'insurrezione di Kosciuszko, sta formando una Legione polacca in Italia per continuare, a fianco degli eserciti della Francia repubblicana, la lotta contro i nuovi padroni della Polonia.
Grabinski raggiunge Milano via Parigi, accompagnato dal fratello Kajetan, nella tarda primavera del 1797. La Legione è ormai costituita, con gli ufficiali al completo, ma il nostro, che aspira a un alto grado, non desiste. Riesce a acquistarsi la benevolenza di Dbrowski e, dn occasione di un riordinamento dei quadri, diventa subito il candidato del generale a comandante di battaglione. Malgrado il parere contrario della Commissione di ufficiali polacchi incaricata di vagliare le candidatnre, il Direttorio della Repubblica Cisalpina al soldo della quale sono i reparti polacchi, lo nomina capobattaglione (chef de bataillon) nel luglio 1797, con lo stipendio di 303 lire.
La Commissione protesta energicamente: è una ingiustizia, Grabinski ha scavalcato vari altri, più meritevoli di lui. Da qualcuno viene addirittura messa in dubbio la sua onestà: da ragazzo avrebbe rubato posate in casa del maresciallo Malachowski, ora avrebbe versato del denaro alla cassa della Legione (i famosi ducati vinti al gioco in Russia!) per ottenere l'agognata promozione. Un losco personaggio, insomma. Le accuse sembrano infondate, almeno per quanto riguarda il tentativo di corruzione; non è invece da escludere che il giovanotto abbia combinato qualche marachella a Varsavia che spiegherebbe il suo trasferimento in Lituania. Esse dimostrano comunque che Grabinski era antipatico a parecchi dei suoi compagni d'armi, probabilmente perché considerato troppo ambizioso e deciso a farsi avanti ad ogni costo. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che tra gli emigrati polacchi, compresi i militari, i litigi e gli attriti erano piuttosto frequenti. Ad ogni modo, in quella occasione nessuno adduce prove convincenti e Grabinski rimane al suo posto, ma, come vedremo, lo spiacevole episodio avrà degli strascichi molto pesanti.
Riprendono intanto le ostilità contro gli austriaci. Verso la metà d'ottobre del 1797 i reparti polacchi giungono nei dintorni di Udine, trovandosi cosi in prima linea, ma non fanno in tempo a scontrarsi con il nemico: glielo impedisce la pace conclusa a Campoformido. Il battaglione di Grabinski viene trasferito a Cesena e partecipa, tra novembre e dicembre, alle operazioni contro le truppe pontificie nel corso delle quali i legionari polacchi occupano dopo un breve assedio il 6 dicembre, la temuta rocca di San Leo, difesa da una numerosa e ben armata guarnigione. Nell'aprile 1798 gli uomini di Grabinski sono ancora di stanza fra Cesena, Forlì e San Leo, male alloggiati e male nutriti, come risulta dai rapporti del generale Giuseppe Lechi, vicecomandante delle forze cisalpine in Romagna, al comandante in capo Dqbrowski. Lo stesso I-echi tesse le lodi di Grabinski il quale - ritraduco dal polacco possiede tutte le qualità, salvo quella di sapere la lingua italiana.
L'ordine di spostarsi a Roma, da dove stava per ritirarsi una parte del presidio francese, giunge nell'ultima decade di aprile. I reparti polacchi entrano nella capitale dello Stato Pontificio il 3 maggio 1798, accolti