Rassegna storica del Risorgimento

GRABINSKI J?ZEF
anno <1993>   pagina <481>
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fózef Grabiriski
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da una corrispondenza apparsa sul Montieur di Parigi e prontamente ristam­pata da un giornale di Varsavia.
In questo breve periodo di pace, Grabìriski decide di stabilirsi in Italia. Nel settembre 1805 spedisce da Monopoli a Napoleone re d'Italia, richia­mandosi ai suo decreto del 21 giugno dello stesso anno, la domanda di naturalizzazione: in quanto straniero che ha prestato servizio nelle forze armate cisalpine, ecc., intende diventare suddito italiano. La naturalizza­zione gli viene concessa molto rapidamente, ed egli se ne giova per acqui­stare una proprietà terriera nei pressi di Bologna, cioè nella parte d'Italia che conosce meglio. Durante il soggiorno in Puglia riceve anche l'ambita onorificenza italiana, la croce della Corona di Ferro.
La ripresa delle ostilità contro gli austriaci nell'Alta Italia determina il trasferimento nel Veneto delle truppe dislocate in Puglia. Nel novembre 1805 i polacchi e i francesi fronteggiano il nemico a Castelfranco. La bat­taglia sarà vinta anche grazie al coraggio, energia e professionalità di Grabinski, secondo le parole del suo superiore francese. Ma la vittoria di Castelfranco diventerà presto soltanto un bel ricordo; stanno per comin­ciare i tempi veramente difficili.
All'inizio tutto sembra andar bene. Napoleone dichiara guerra al re di Napoli. I Borboni fuggono precipitosamente, le loro truppe si ritirano in Calabria; nel febbraio 1806 Giuseppe Bonaparte può proclamare la detro­nizzazione di re Ferdinando. All'esercito invasore appartiene anche il reggi­mento di fanteria polacca comandato da Grabinski: divise blu scuro con risvolti gialli, caratteristici berretti a quattro punte chiamati dai francesi schapska (poi. czapka = berretto). Sono circa 3.500 uomini, per lo più ex prigionieri di guerra austriaci della cosiddetta Galizia, che ora devono marciare alla conquista della Calabria. Ai primi di marzo lasciano Salerno con il corpo d'armata agli ordini del francese Reynier. Le truppe napoletane indietreggiano, ma l'avanzata si rivela ugualmente difficile a causa delle pessime strade, delle frane, dei torrenti in piena e di un ostinato mal­tempo. Le forze polacco-francesi riescono a controllare la costa tirrenica fino allo Stretto di Messina, ma -le perdite sono pesanti. Nell'aprile 1806 Grabinski, da Bagnara Calabra, scrive al generale Dbrowski a Napoli:
Nessuno può immaginarsi le nostre fatiche. Monti invalicabili, neve, fiumi. Abbiamo perso molti uomini morti assiderati sui monti, annegati nei torrenti, sfracellati cadendo giù dalle rocce. Cose simili non avevo ancora visto, glielo giuro. Il reggimento è a metà distrutto, e per giunta, soffriamo una fame tremenda . E continua, pregando Dbrowski di intervenire presso Giuseppe Bonaparte perché richiami il suo reggimento a Napoli. Conclude poi, emettendo un giudizio poco lusmgfaiero sulla regione in cui la sorte lo ha gettato: La Calabria è un paese poverissimo, vi si trovano in abbondanza soltanto vino e pessima frutta. Gli abitanti quasi selvaggi, fotti per aggirarsi per i monti con ile loro capre. Che paese disgrazia-tissimo! .
I calabresi quasi selvaggi danno intanto del filo da torcere all'eser­cito di occupazione. Esasperati dai soprusi dei (militari stranieri e sobil­lati dagli emissari dei Borboni rifugiatisi in Sicilia, si uniscono in bande che sempre più di frequente attaccano convogli, pattuglie e piccoli distac-