Rassegna storica del Risorgimento

GRABINSKI J?ZEF
anno <1993>   pagina <486>
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Krzysztof Zaboklicki
novembre 1830 vi è scoppiata una insurrezione nazionale contro i russi, capeggiate dal generale Józef Chiopicki, già commilitone, anzi subalterno di Grabióski nelle Legioni. Chlopicki eroe osannato delle folle, salvatore della patria oppressa, e lui? Il polacco bolognese dev'essersi sentito a disagio. Non si dimentica facilmente un passato glorioso e il nobile esempio sprona all'azione, per non dire del richiamo delle armi al quale un vecchio soldato difficilmente resiste. Cosicché, quando insorge anche la sua patria adottiva, Grabióski non manca all'appello, benché stia per compiere sessantanni. I concittadini riconoscenti lo vogliono alla testa del Comitato Militare di Guerra con Luigi Barbieri e Emilio Gandolfi; ned tempo stesso è nominato generale di divisione. Viene prescelto anche perché si sa che conosce, a Parigi, il generale Marie-Joseph Lafayette; e sull'aiuto francese i bolognesi contano moltissimo.
Il Comitato dei Tre s'insedia nel Palazzo comunale. È suo compito organizzare militarmente gli insorti, armarli e addestrarli, farne insomma un esercito in grado di combattere non solo contro le truppe pontifìcie, ma anche contro i ben più temibili austriaci. L'8 febbraio i tre firmano una Notificazione in cui invitano tutti gli ufficiali fuori servizio residenti in città a presentarsi immediatamente allo Stato Maggiore del nascente esercito, cioè a loro stessi, onde classificarli per anzianità nei quadri, che si stanno preparando.7) Mobilitata l'ufficialità, ha inizio l'arruolamento vo­lontario dei soldati semplici che dovranno essere nubili aventi l'età non minore dei 18, né maggiore dei 30 anni, ed esibire un certificato di nascita e di buoni costumi. L'ordine del giorno redatto a tal fine dal Comitato e reso pubblico il 13 febbraio si conclude con queste vi­branti parole: O prode Gioventù! Voi gridaste i primi: Viva la libertà! Voi primi correte a difenderla. Finora le vie d'onore e della gloria erano chiuse. Nella armata libera tutti possono diventare Generali, ma nessuno lo diventa se non comincia dall'essere soldato .8> È un bell'esempio del­l'eloquenza risorgimentale che Grabióski sembra apprezzare molto: ne testimoniano anche altri testi da lui firmati, che avremo modo di citare.9) Non è per nulla retorico, invece, il gesto che egli compie subito dopo essere stato nominato generale di divisione, con prospettiva di coman­dare tutte le truppe di linea in quanto l'ufficiale più esperto e più alto in grado: assieme a Luigi Barbieri, generale di brigata, rinuncia ad ogni ricompensa, conscio del disperato bisogno di denaro che condiziona il Governo Provvisorio della Città e Provincia di Bologna, presieduto da Giovanni Vicini.
I volontari affluiscono numerosi, quel che manca sono le armi. Non si può sperare di vincere gli austriaci con bastoni, falci e vecchi
7) Cito secondo R. LEWANSKI, cit., p. 47, Appendice; cfr. J. PACHONSKI, cit, p. 224, ove la Notificazione è riprodotta.
*> Cito secondo R. LEWANSKI, cit, p. 47.
?) Glielo rinfaccia Io storico polacco MTECZYSLAW ZYWCZYNSKI, Wiochy nowo-zytne 1796-1945 (L'Italia contemporanea), Varsavia, 1971, p. 109, secondo cui Grabió­ski, durante l'insurrezione, pensava soprattutto a pubblicare proclami.