Rassegna storica del Risorgimento
GRABINSKI J?ZEF
anno
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1993
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pagina
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Józef GrabMski
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fucili da caccia. GrabMski è preoccupatissimo. Vale la pena citare a questo proposito la testimonianza di uno storico,10* dalla quale risulta inoltre che, sia detto per inciso, l'italiano del generale non è affatto migliorato, con il passare degli anni: Tra quei male armati era il babbo mio, coi condiscepoli dell'Università [di Bologna], e quando il generale [Grabinski] li passò in rivista sulla piazza di Faenza, così forti e animosi, ma senza fucili, fu udito esclamare malinconicamente in quel suo italiano mezzo polacco: Quanta bella gioventù. Peccato non essere tutta fucilata). .
Il 19 febbraio il papa chiede ufficialmente l'intervento militare austriaco. Il 26 si riuniscono a Bologna i rappresentanti degli insorti. Il 2 marzo sfilano nel capoluogo i reparti di linea formati da Grabinski, la guardia nazionale, i carabinieri. I rispettivi Stati Maggiori sfoggiano tenute di gala, le strade si riempiono -di gente, l'entusiasmo popolare non ha limiti. Il 4 si costituisce il governo delle Provincie Unite Italiane; al generale Pietro Armandi, ministro della Guerra e della Marina, Grabinski capo del Comitato Militare di Guerra rimette il giorno dopo il suo ufficio. Armandi gli affida il comando delle truppe messe a difesa della linea del Po, che controllano circa la quarta parte dei territori liberati con quasi mezzo milione di abitanti. Si tratta di impedire agli austriaci, che stanno avanzando dal Lombardo-Veneto, di raggiungere l'Adriatico.
L'8 marzo, dal suo quartier generale di Forlì, GrabMski, in occasione di una rassegna delle truppe, lancia un proclama firmato, questa volta, soltanto da lui (non sembra però che sia stato lui a scriverlo per la scarsa conoscenza della lingua). Rivolto ai soldati e alle guardie nazionali, dichiara tra l'altro: [...] Vi ho chiamati intorno a me, e voi siete venuti. Io son vecchio, ed era gran tempo, che non aveva passato riviste. Soldati! Il vostro contegno militare, il vostro coraggio, mi ha fatto battere il cuore della prima giovenù. La libertà è tal cosa che ringiovanisce i vecchi, avvalora tutti, anima tutto. Sono Polacco; ma da lungo tempo sono Italiano. L'Italia e la Polonia si assomigliano nelle sventure e nel valore. La Polonia ha vinto. L'Italia vincerà anch'essa. E chi non vince al nome di 'libertà? Per ora siate pronti, siate tran-quilli, siate subordinati. Se qualcuno osa marciare contro di noi vi chiamerò all'armi. Il grido di guerra italiano è questo: O libertà, o morte! Viva l'Italia! Viva la libertà!.")
Purtroppo, la Polonia non vinse, e non avrebbero vinto neanche gli italiani; ma i proclami servono a 'tener alto il morale dei militari. Il 13 marzo Grabinski, trasferitosi a Ravenna, in un ordine del giorno alle Guardie nazionali ed ai Soldati di ogni arma di Ravenna, Cervia, Cesenatico, ribadisce l'importanza della disciplina e accenna nuovamente al
w) ERNESTO MASI, Nell'Ottocento, Milano, 1910; clt secondo R. LEWANSKI, Storia..., cjt p. 47.
il) Cito secondo R. LEWANSKI, // generate Grabinski..., cit., p. 48; cfr. J. PA-CHONSKI, cit., p. 261, ove il testo è tradotto in polacco.