Rassegna storica del Risorgimento

GRABINSKI J?ZEF
anno <1993>   pagina <489>
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Józef Grabinski
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possedimento. A bordo della stessa nave prosegue per la Francia, deside­roso di portare a compimento la missione diplomatica di cui è stato incaricato: persuadere il governo francese a proteggere gli insorti, che contano in particolare sulla benevolenza del generale Lafayette, dalle per­secuzioni da parte delle autorità austriache e pontificie.
Grabinski giunge a Parigi nell'aprile 1831. Non è senza mezzi, a dif­ferenza della maggior parte degli esuli, perché prende alloggio in un buon albergo del centro. Entra subito in contatto con Lafayette che presiede il Comitato italiano e raccoglie la documentazione relativa alle rappre­saglie in Romagna. L'anziano generale, tuttavia, è ormai all'opposizione e può fare ben poco presso il governo di Luigi Filippo che non intende inimicarsi né l'Austria né il Papato, pur cercando di assicurare un minimo di assistenza agli insorti perseguitati, tramite i buoni uffici del suo amba­sciatore a Roma, Saint-Aulaire.
Praticamente nulla sappiamo, almeno per ora, a proposito dei con­tatti di Grabinski, che pur devono esserci stati, con i rappresentanti a Parigi del governo insurrezionale polacco prima (l'insurrezione termina nel settembre 1831, dopo la presa di Varsavia da parte dei russi) e, più tardi, con gli ambienti degli emigrati politici (la cosiddetta Grande Emi­grazione polacca in Francia). Sembra comunque sicuro che il generale non abbia fatto nessun tentativo di tornare in Polonia e, eventualmente, di partecipare alla lotta armata contro l'invasore russo. Non c'è da mera­vigliarsi troppo. Già all'epoca del suo arrivo a Parigi le cose, in Polonia, si stavano mettendo male; andandovi, rischiava proprio di cadere dalla padella nella brace. Quel che Grabinski fa, dunque, è chiedere la prote­zione della Francia, paese per il quale aveva combattuto per molti anni, al fine di poter rientrare in Italia. Il 17 settembre 1831 due giorni dopo che era giunta a Parigi la notizia della caduta di Varsavia egli presenta una domanda al ministro della Guerra Soult: vuole il ricono­scimento del suo grado militare, il rilascio del passaporto francese e una lettera di raccomandazione all'ambasciatore francese a Roma. Al Ministero ritrovano il suo dossier rimasto fermo al giugno 1808, quando Grabinski aveva abbandonato in pratica il servizio; sono passati tanti anni, va accer­tata l'idealità del postulante. Fatto questo, le autorità francesi si dimo­strano molto disponibili: l'ambasciatore Saint-Aulaire viene incaricato di informarsi a Roma sui rischi che il generale potrebbe eventualmente correre. Vengono esaminati gli elenchi degli esclusi dall'amnistia e si sco­pre una cosa veramente sorprendente: il nome di Grabinski non vi com­pare affatto, pur trattandosi senza alcun dubbio di uno dei massimi espo­nenti dell'insurrezione bolognese. C'è proprio da chiedersi come funzio­nasse il servizio informazioni del governo pontificio. Comunque, stando così le cose, Grabinski torna tranquillamente a casa prima della fine dell'autunno. Essendogli stato riconosciuto il suo grado di generale di brigata francese, egli è considerato straniero protetto dall'ambasciatore di Francia ed esentato dal giuramento di fedeltà al papa. Ma la storia non finisce qui; c'è un curioso codicillo.
Negli ultimi mesi del 1831 la situazione politica a Bologna è tutt'al-tro che calma. Dopo il ritiro degli austriaci e la creazione concessa dal papa di una guardia nazionale i Centurioni molto più nume-