Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <504>
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Giuseppe Barbalace
Le antiche corporazioni dei portuali genovesi avevano un console o capo-squadra, il quale garantiva l'ordine operativo tra le banchine. Compagnie di navigazione e commercianti, non ritenendosi sufficiente­mente tutelati, inventano la figura del confidente , solitamente un ex­facchino, uomo pratico e fedele guardiano degli interessi dei commer­cianti, intermediario tra quest'ultimi e i portuali. Tariffe ed orari privi di regolamenti: il condente si tramuta in arbitro del facchinaggio e delle mercedi. L'ingaggio alle banchine, la chiamata , non più secondo le regole (seppur non scritte) del bagon (il tradizionale turno), ma la­sciato alla discrezionalità del confidente. Prima dell'entrata in vigore del contratto dei dodici mesi, l'iraTcio-paga (si fa per dire) è nelle osterie, condotte, solitamente, dai confidenti in una atmosfera non sostanzialmente diversa dalle bettole inglesi ove, con la violenza, veniva reclutata la ciurma per i legni dell'impero britannico. Nelle osterie, con proposte di credito, i confidenti ipotecano il già debole salario dei carbonin e condannano i lavoratori ad un totale servaggio. Contro la rapina delle osterie combatte Luigi Murialdi. Anche per questo mo­tivo, il contratto dei dodici mesi recita, testualmente, all'art. 9: Il pagamento del salario non potrà, in alcun modo, esser fatto molle osterie.
In riferimento alle interpretazioni storiografiche di sociabilità popo­lare informale , di sociabilità politica insita nelle bettole, di ruolo sociale e politico dell'osteria come luogo di liberazione della parola tra ceti popolari, di vitalità sociale espressa fuori dai canali istituzio­nali, di amplificazione della rete di comunicazione interpersonale, a Ge­nova nell'ambiente del porto21> l'osteria è controllata dai confi­denti . L' elegia della taverna (forse inseguendo una sorta di saga di via col vento) non aiuta il tentativo della gente di mare nel creare un'area di modernizzazione economica.
La campagna contro l'analfabetismo, da parte della CdL di Genova e dell'università popolare, va in direzione dì distogliere gli operai dalle osterie. Nell'emancipazione sociale complessiva e nella non omogenea mi­crostoria regionale italiana rientrano le Università popolari. Assolvono una funzione di supplenza dinnanzi alle insufficienze dello Stato e degli enti locali. Nulla di più. Spesso rimangono imbrigliate nella cultura positi­vistica ma, d'altra parte, l'alternativa è l'abbraccio clerico-moderato e liberal-conservatore e nell'iter Geppetto-Pinocohio-Collodi (ovvero, come educatore il futuro homo faber). Senza farsi soverchiare da scorciatoie storiografiche, in chiave fin troppo contemporanea, appare monotono ri­spolverare filastrocche tipo: le Università popolari mancavano di orga­nicità filosofica, centralizzazione culturale, saldezza organizzativa. Le Università popolari del primo Novecento avrebbero dovuto addirit-
2) Cfr. A. ORLANDO, Primo approccio per la compilazione di una bibliografia ragionata sul porto di Genova, In Rassegna degli archivi di Stato, maggio-dicembre 1894, n. 2-3, pp. 723-728, e Consorzio autonomo del porto dì Genova, Archivio storico (a cura di D. Cabona), voi. 1/1870-1902, Genova, SAGEP Editrice, 1988 (con i saggi di D. Cabona, G. Rebora, G. Doria, E. Poleggi).