Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <533>
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Il porto di Genova in età giolittiana 535
ha dissanguato il partito. Se Guarino e Mocchi si fossero un po' doman­dati quanto danno ne era venuto al movimento proletario in Sampierda-rena da quelle tendenze, avrebbero dovuto rimproverare anche a se stessi l'azione loro personale che aveva potuto, forse anche da lontano, aver influito sull'arresto di quel grandioso evolversi della coscienza dei lavora­tori genovesi [...]. Il movimento socialista fu fermato. Quindi, significa che una forza eguale e contraria ha agito in senso diametralmente oppo­sto alla direzione in cui si sviluppava il partito. Una forza fu paralizzata dall'altra ed essa non poteva che essere diametralmente contraria [...]. L'unità è formale, non reale, perché non la cementa la comunione d'in­tenti, non la vivifica l'emulazione gagliarda dei singoli che si tormentano il cervello per guadagnare nuovi compagni, per impossessarsi di nuove forze, per conquistare altre simpatie alla grande idea.
Era Nuova (L'Azione Socialista) centra il nodo del problema, auten­tico spartiacque fra sindacalisti-rivoluzionari e riformisti:
La rapidità di un'azione commerciale, grandiosa e multiforme, come è la Cooperativa di Sampierdarena, è compatibile con le querimonie delle tendenze? [..J. Sapete, 0 allegri compagni (Guarino e Mocchi, n.d.i), che il marasma, nelle cooperative, significa certamente fallimento morale se non anche commer­ciale? Vi duole che i dirigenti abbiano impedito tanta iattura operando secondo la loro coscienza? [...]. Il marasma educa di più che l'opera individuale? I dis­sidi, le polemiche, che degenerano in atti di violenza, son forse metodi educa­tivi? In quale adunanza è possibile discutere di interessi, se il sospetto, la deni­grazione, investe i dirigenti? [...]. È in cima al pensiero di tutti gli organiz­zatori preparare i lavoratori alla sapiente gestione delle loro organizzazioni. Il fatto sta a dimostrarlo: alcune cooperative, a Genova, sono dirette ed ammini­strate da lavoratori. Noi prepariamo gli operai alla grande gestione, mettendoli a compiere quegli atti cui possono attendere; cerchiamo di mettere in giusto rapporto la capacità dell'organizzato con le funzioni che deve compiere. Questo abbiamo sempre fatto, a Genova e Sampierdarena, quando il marasma non ci im­pediva di addestrare i coscienti .
Era Nuova (L'Azione Socialista) chiarisce, definitivamente, il ruolo delle cooperative:
Devono esercitare una azione complessa. La prima che più serve ad atti­rare la famiglia operaia è il risparmio che dà il minor prezzo delle merci. Il lavoratore è ancora così poco elevato che non può neanche curare sempre la genuinità delle merci; egli, forse per gli scarsi salari, preferisce la roba più a buon mercato alla qualità del genere. Crediamo anche che la cooperativa debba essere il fulcro del movimento proletario. Appunto per questo nostro cri­terio, demmo invece che utili abbonamenti a giornali; altra volta dispo­nemmo che una parte degli utili servisse per il mantenimento di un ufficio di iscrizioni elettorali, provvedemmo anche ad una farmacia, ad un servizio medico e via vìa. Crediamo anche che la cooperazione abbia un'azione potente quale calmiere sui prezzi del mercato. Speriamo che il proletariato si addestri alla amministrazione delle aziende, apprendendo, dalla vita della cooperativa, i germi, i rudimenti, della multiforme e snodata attività che si richiede al cittadino del­l'attuale e, più ancora, della futura civiltà.