Rassegna storica del Risorgimento
GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno
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1993
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pagina
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554
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554 Libri e periodici
Dobbiamo riconoscergli questo coraggio, e insieme la grande serietà dell'impegno profuso per oltre 400 pagine a delineare, e approfondire, il carattere del Re e dell'uomo e, insieme, di un'epoca tanto complessa, nel!'incrociarsi di tanti personaggi, ognuno dei quali bisognava comprendere per interpretare il Re nelle sue decisioni, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Naturalmente, oltre agli approfondimenti bibliografici, occorreva intuito addestrato ad orientarsi tra le tante difficoltà. Perché nel lavoro del De Paoli i fatti particolari richiesti da una biografìa accurata, la folla degli episodi e degli aneddoti, la valutazione della loro attendibilità e della loro importanza per cogliere a fondo la personalità del protagonista si accompagnano all'affresco di un'intera epoca, che spazia dal piccolo Piemonte all'Italia intera, incastonata nell'Europa.
L'orientamento del lavoro è quale si richiede oggi dal senso critico: vizi e virtù del Re, errori e colpe di una società e di un'epoca vengono visti al di fuori di ogni presupposto agiografico o dissacratorio, nella ricerca di un'umana verità.
Non è possibile diffondersi in un esame minuto del testo: a noi manca il coraggio del De Paoli, Solo ci sia permesso osservare che, forse, ha un po' trascurato l'importanza di Garibaldi nel '59 in Romagna, a vantaggio del Fanti: le divisioni da questi organizzate in quelle terre erano gli uomini attratti dall'Eroe dei due mondi, e non dall'abilità tecnica del pur valentissimo generale carpigiano. Del tutto giusta ci sembra l'interpretazione del controverso atteggiamento di Vittorio Emanuele e di Cavour a proposito della partenza da Quarto dei Mille: Cavour, in fondo, fu convinto dal Re a lasciarli partire, pur simulando un assoluto divieto. I vantaggi erano grandi: se la spedizione falliva e si risolveva in una nuova tragedia, la responsabilità era di Garibaldi; se avesse avuto esito felice, c'era tempo e modo di dirigere gli eventi. 11 cinismo del Re vinse le preoccupazioni di politica internazionale del Ministro.
Per il suo orientamento l'opera del De Paoli ci sembra utile, anzi necessaria nella temperie odierna della storiografìa sul Risorgimento.
UMBERTO MARCELLI
NICOLA ANTONETTI, Gli invalidi della Costituzione, Il Senato del Regno 1848-1924; Roma-Bari, Laterza, 1992, in 8, pp. 306. L. 55.000.
La storiografia italiana, a parte alcuni esempi rimasti isolari, non ha mai approfondito lo studio dell'evoluzione del Senato regio, specie alla luce del passaggio dallo Stato sabaudo allo Stato unitario e, nel contesto storico di quest'ultimo, attraverso le sue varie fasi politiche ed istituzionali. È soprattutto rimasta in ombra la ricerca delle cause che fecero sì che questa struttura rimanesse sostanzialmente inalterata per oltre un secolo.
La conseguente necessità di considerare l'evoluzione politica, istituzionale e storica del Senato del Regno nei due livelli (formale e materiale) in cui si esplicò, ha portato Nicola Antonetti a condurre un'indagine storico-politica.
Il titolo del lavoro è sintomatico perché la nomina vitalizia caratteristica tipica dell'assemblea aveva fatto del Senato l' anello debole del sistema parlamentare (subalpino prima e italiano poi). La ricerca in esame è incentrata proprio sull'analisi dei metodi e delle finalità che presiedevano alle nomine senatoriali.
L'A. analizza, allora, nel capitolo iniziale, i motivi che portarono nel 1848 il Consiglio di Conferenza sabauda alla scelta del bicameralismo, preceduta dalle istanze di Luigi Dea Ambrois per l'istituzione di una Camera dei Pari di nomina regìa, e dalla proposta della Commissione Balbo di prefissare alcune categorie entro cui scegliere