Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <555>
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Libri e periodici 555
i candidati all'assemblea. Tutto questo nel contesto di un clima politico che giunse ben presto a concepire il Senato quale pura emanazione del potete esecutivo. L'Autore non si ferma, peraltro, all'ambito piemontese, ma compie una carrellata sull'effettiva appli­cazione del bicameralismo nel contesto politico ed istituzionale del 1848 italiano (ricor­dando, al proposito, le posizioni di Cesare Balbo a difesa dell'assetto bicamerale quale necessaria articolazione dei poteri statuali e le concezioni di Bon Compagni e di Rosmini che teorizzavano la necessaria presenza di due Camere con base elettorale diversa per censo), per concludere che la presenza di questo modello nelle Costituzioni e negli Statuti del 1848 va interpretata quale retaggio diretto dell'esperienza europea, alla pari delle problematiche connesse all'evoluzione in senso parlamentare degli ordinamenti isti­tuzionali europei e ai processi di unificazione nazionale (italiana e tedesca in particolare).
Dopo il 1848, con i primi ministeri Cavour, questi problemi riaffioreranno, allor­quando, nel Piemonte preunitario, si porrà la necessità di diversificare i compiti delle due Camere (assegnando al Senato un ruolo sostanzialmente di riflessione ) in un con­testo politico ed istituzionale in cui la nomina regia al laticlavio poteva rappresentare, da un lato, una minaccia all'autonomia parlamentare, e, dall'altro, un necessario contro­bilanciamento alla presenza di deputati repubblicani in seno alla Camera.
Pertanto, è in quest'epoca ricorda l'Autore che si codificano le moda­lità delle nomine al Senato, con il progressivo coinvolgimento del ministro dell'Interno quale delegato del Sovrano, in ossequio al principio della responsabilità ministeriale per gli atti del Governo.
La funzione moderatrice del Senato viene confermata con la stabilizzazione del regime parlamentare dopo l'Unità, allorquando la Camera Alta non rivestì più alcuna importanza politica. Questo fatto ricorda Antonetti fu prontamente posto in evidenza dalla giuspubblicistica dei primi anni del Novecento, che definì il Senato del­l'epoca cavouriana cittadella dei carloalbertisti , palladio della vecchia monarchia . Rivela giustamente l'Autore che ora, dopo il 1861, è il sistema amministrativo che viene posto al centro della riorganizzazione dello Stato, e le nomine al Senato, che conosce in questo periodo un modesto mutamento qualitativo, sono utilizzate sia allo scopo di legare il rango vitalizio alle responsabilità amministrative (ai fini di una maggiore stabilità governativa), sia per favorire il controllo politico del potere giudiziario (me­diante la concessione del laticlavio a numeorsi magistrati).
Siffatta progressiva perdita di autonomia da parte del Senato si farà sempre più marcata negli anni del declino della Destra, in un'epoca nella quale la giuspubblicistica italiana, convinta della bontà del sistema bicamerale, ritiene ancora immatura la pro­posta della trasformazione in senso elettivo della Camera Alta.
La subalternità del Senato rispetto alla Camera elettiva soprattutto in materia finanziaria si accentua vieppiù nell'età della Sinistra. Affiorano, allora, le proposte di alcuni senatori e giuspùbblicisti (Bonghi, Lampertico) per la riforma del potere sena­torio di iniziativa e di emendamento in materia finanziaria (quantunque vi fossero voci che rammentavano come il Senato non dovesse rappresentare comunque un ostacolo al­l'adempimento della volontà del Paese).
A tale proposito, vengono ricordate nel lavoro in esame le effettive realizzazioni volte a razionalizzare i metodi di lavoro dell'assemblea vitalizia: prima fra tutte, la formazione spontanea del piccolo Senato, di un gruppo di senatori, cioè, che svol­geva appieno attività legislativa, e che concretizzava, pertanto, l'esigenza sempre più pressante (e ricorrente nelle proposte volte a realizzare un Senato delle autonomie locali) di affidare determinate funzioni a tecnici, a capaci . Proposte, queste ri­corda l'Autore che fecero da sfondo alla riforma elettorale del 1882 e al progetto Cambray Digny del 1887, volto a sottrarre una notevole quota di senatori alle prero­gative dell'esecutivo, spostando a livello provinciale <e quindi locale) la designazione al Senato degli ex deputati, Tuttavia, la politica crispina ricorda Antonetti ==?