Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <558>
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Libri e periodici
pline, viene trattato da Zovatto. Rosmini puntava stilla persona, sulla società civile* dopo aver accettato appieno il costituzionalismo ereditato dalla Rivoluzione francese, apportando alcuni ripensamenti originali come il Tribunale politico.
Una notevole bibliografìa divisa per i cinque ambiti considerati chiude questo lavoro, che forse supera la nozione di una semplice introduzione, come modestamente si presenta il titolo del libro curato da Pietro Zovatto che su questo argomento ha già prodotto diversi saggi.
GIAN BIAGIO FURIOZZI
STEFANO GRAZI, Angelo Celli (1857-1914), presentazione di GIOVANNI SPADOLINI; Roma, Bulzoni, 1993, in 8, pp. 272. L. 30.000.
L'azione e l'opera, in una parola la figura di Angelo Celli, il medico marchigiano, autore di basilari contributi contro il parassita malarico, il deputato per sei legislature (XVIII-XX1II) impegnato per il miglioramento delle classi disagiate e per una normativa sociale e sanitaria di straordinaria avanguardia, sono studiate e ripercorse con attenta cura dei particolari, con equilibrio critico, senza, cioè, sbavature campanilistiche e con intelli­gente individuazione dei momenti salienti, nel lavoro di Stefano Orazi, presidente del Comitato di Pesaro-Urbino del nostro Istituto.
Il volume è suddiviso in tre capitoli, dedicati alla vita e all'attività scientifica, al Celli politico e al suo impegno in campo sociale. Senza sottovalutare le pagine riguardanti l'orientamento ideologico e la presenza alla Camera, appaiono largamente da elogiare le parti sull'attività di igienista e sull'azione concreta, nelle quali vengono trattate, in maniera comprensibile ma non superficiale, le intuizioni e le indicazioni di Celli scienziato e in maniera matura, senza travisamenti ideologici, le misure sostenute per la bonifica dell'Agro romano, per la crescita economica delle Marche e per una soluzione della questione ferro­viaria nella stessa area regionale.
VINCENZO G. PACIFICI
GIULIA CARAZZALI, Enrico Bignami. Il coraggio dell'ideale; Milano, Edizioni Sipiel in collaborazione con la Biblioteca della Fondazione Feltrinelli, 1992, in 8, pp. 150. L. 20.000.
Cacciatore delle Alpi nel 1859, combattente in Aspromonte nel 1862 e nel 1866-1867 sul lago di Garda e nell'Agro Romano, fondatore nel 1868 della Plebe, nel 1882 con Osvaldo Gnocciii-Viani del Partito operaio italiano e nel 1906 di Coeno-bium, il lodigiano Enrico Bignami (1844-1921), ha lungamente atteso un biografo.
Eppure la Plebe costituì, nei suoi quindici anni di vita, la maggiore sede di dibattito e di elaborazione dottrinario-politica del socialismo italiano e di raccordo tra esso ed il movimento europeo e internazionale. Non va invero dimenticato che proprio nella Plebe Andrea Costa pubblicò nel 1879 la famosa lettera Ai miei amici di Ro­magna, con la quale prospetto la sua strategia di passaggio dall'anarchismo ad un socialismo che sceglieva il Parlamento quale sede di confronto e di battaglia politica per cambiare le istituzioni e la vita sociale. Né si può sostenere che la Plebe sia stata trascurata dalla storiografia: basti pensare, oltre alla ristampa, per limitarci ad un solo esempio, al volume di Claudio Giovannini, La cultura della Plebe*. Miti, ideo­logie e linguaggio della sinistra in un giornale d'opposizione dell'Italia liberale (1868-1883), Milano, 1984.