Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <564>
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564 Libri e periodici
irrompe nella società meridionale infrangendo consolidati legami tra Chiesa e potere, quietistiche e accomodanti posizioni di clero e laicato, diffidenze secolari verso l'atti­vismo di religiosi, scoprendo e rivelando l'unico autentico volto dell'impegno cristiano, il profondo legame cioè con i più deboli e gli esclusi, via a sua volta di un riscatto globale dell'intera società meridionale.
Attraverso -la "spiritualità dell'azione" (terminologia molto efficace che riesce a dare il senso profondo delle modalità d'intervento delle congregazioni religiose), i fon­datori di questi istituti, che insieme a confraternite e conferenze vincenziane formarono il tessuto connettivo del cattolicesimo nel Mezzogiorno, coadiuvando anche i parroci nella loro pastorale, seppero indicare ai fedeli la "via meridionale" alla santità che passava attraverso il rapporto privilegiato con i diseredati e gli esclusi per i quali fon­darono asili, scuole d'arti e mestieri, ricoveri provvedendo ad anziani e malati, ad orfani e carcerati, a contadini e reduci, operando concretamente per il recupero delle aree più desolate e abbandonate delle regioni meridionali.
La scelta delle zone più depresse della Sicilia, della Calabria, delle Puglie, della Lucania o della Campania fu infatti comune a tutte le Congregazioni maschili e fem­minili fondate tra gli anni '60 dell'Ottocento e il primo trentennio del '900; in queste regioni esse, dapprima implicitamente con il loro concreto operato, successivamente in modo più consapevole e capillare, contribuirono a fare opera di denunzia dei più gravi malesseri delle campagne meridionali, dove usura e contratti agrari pesantissimi contri­buivano alla proletarizzazione dei contadini, alla loro espulsione dalla terra e al conse­guente rafforzarsi del fenomeno del pauperismo.
Cosi, ad esempio, operarono nelle zone più povere della Campania le Suore degli Angeli fondate da Clotilde Micheli che istituirono asili e scuole d'arte e mestieri a Casolla, riuscendo a penetrare nel degradato tessuto sociale della regione utilizzando l'esteriorità formale della pietà popolare per promuovere una più profonda cultura reli­giosa e rendere più saldo il legame con Roma, cosi poco presente nella religiosità meridionale. Allo stesso criterio che mirava a valorizzare la pietà del popolo senza volerla ad ogni costo convertire secondo schemi di modernità validi in altre re­gioni italiane, si ispirò l'azione di Bartolo Longo, che operò, oltre che a Pompei, dove assisteva con le sue Figlie del Rosario i figli dei carcerati e gli orfani, anche nei quartieri poveri di Messina dove, attraverso l'istituzione del pane di S. Antonio , valorizzava la pietà popolare e il culto al Santo per sollecitare l'assistenza ai poveri e agli emarginati.
In una zona di sottosviluppo della Calabria, a Cafona, operò alla fine del secolo scorso anche Brigida Postonno con le sue Immacolatine e ancor prima con la Pia Unione delle Figlie di Maria, che, valorizzando le tradizioni e le pratiche religiose lo­cali, riuscì a portare innanzi un'azione di promozione umana delle donne calabresi, grazie anche all'appoggio datole dall'ordinario diocesano, l'arcivescovo Gennaro Portauova, e da singoli parroci, consapevoli dell'apporto delle Congregazioni al debole movimento cattolico locale.
Anche le Puglie registrarono la presenza attiva di congregazioni maschili e fem­minili, i Piccoli Fratelli del SS. Sacramento e le Missionarie del Sacro Costato, fondate dal sacerdote e medico Eustachio Montemurro a Gravina; la loro incidenza sul terri­torio fu però compromessa e alla fine bloccata dagli interventi della gerarchia episco­pale e dei visitatori apostolici che accusarono il Montemurro di falso misticismo. Incomprensioni di natura simile accompagnarono il cammino di molte congregazioni e Borzomati, cogliendo questa costante, individua una futura pista di ricerca sulla quale muoversi in ulteriori studi; valutare cioè il molo svolto dalle congregazioni romane con j loro visitatori apostolici e i rapporti intercorsi con la gerarchia episcopale probabil­mente, come egli ipotizza, inquinati dalla preoccupazione da parte dei vescovi di perdere il controllo di una organizzazione religiosa cho riconosceva prima di tutto come guida spirituale il proprio fondatore.