Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <565>
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Libri e periodici
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Agli inizi del '900 le Congregazioni registrano un sensibile aumento e alle antiche problematiche esse vanno aggiungendo quelle che nascono dalle condizioni socio-econo­miche del Mezzogiorno, tormentato dall'emigrazione e sconvolto dalle conseguenze che soprattutto nelle campagne porta la prima guerra mondiale; ecco quindi che queste isti­tuzioni, che continuano a fiorire in Sicilia, in Calabria, nelle Puglie, si caricano di un ulteriore servizio da offrire agli emigranti e ai reduci o alle famiglie dei combattenti, o, ancora, come nel caso di Pasquale Uva e delle sue Ancelle della Divina Provvidenza che operano a Bisceglie, a quelle categorie di marginali che le ancor più pesanti condi­zioni socio-economiche postbelliche relegano nel più completo abbandono. Nasce così nella cittadina pugliese il Cottolengo del Sud per accogliere, come scrive Borzomati, la [...] porzione di prossimo la più vilipesa, la più infelice : paralitici, ebeti, de­formi, epilettici, ecc. Ancora una volta spetta quindi alle congregazioni religiose sup­plire le assenze dello Stato, ugualmente evidenti nel regime totalitario fascista così come lo erano state durante i governi liberali, e contribuire all'evoluzione della società meridionale, soprattutto nelle zone agricole dove si consumano pesanti ingiustizie nei contratti di lavoro da parte di una classe padronale restia alla promozione sociale e culturale delle masse contadine. In tale contesto si muovono i Catechisti rurali e, più tardi, nel corso della seconda guerra mondiale, le Suore catechiste di don Gaetano Mauro che percorrono le campagne calabresi istituendo asili, scuole di catechismo, asso­ciazioni di giovani rurali, mentre le suore del Getzemani, le Discepole di Gesù e le oblate del S. Cuore, rispettivamente in Sardegna, in Lucania e in Calabria, promuovono la valorizzazione della donna, emarginata con forme arcaiche di esclusione, e dei gio­vani, degli analfabeti, dei poveri.
Questo modello di intervento nel sociale gestito a vari livelli, ma avendo sempre come unico obiettivo la promozione umana delle fasce più deboli, viene proposto negli ultimi decenni dell'Ottocento e nel corso del Novecento in particolare da due Congre­gazioni, i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo <alle quali Borzomati ha già in passato dedicato molta attenzione) che sintetizzano nel loro vissuto quotidiano le pro­poste evangelizzatrici e pastorali del loro fondatore, il padre Annibale Maria di Francia, sul quale lo studioso si ferma nella seconda parte del volume quasi a esemplificare quanto affermato sulla metodologia delle Congregazioni. Borzomati, procedendo con me­todo storico, spoglia innanzi tutto la vicenda terrena del Di Francia e dei suoi Istituti dagli elementi agiografici ed edificanti di cui spesso esperienze simili vengono arric­chiti e propone le piste di ricerca critiche sulle quali anche gli studi futuri dovranno muoversi: quelle cioè relative alla spiritualità, alla vita contemplativa, alle scelte reli­giose che sono alla base delle realizzazioni sociali del fondatore delle due Congregazioni. La sua scelta d'azione nel sociale fu infatti soprattutto, come già felicemente ha sotto­lineato Francesco Renda, conseguenza immediata della sua scelta di fede, della sua scoperta dei privilegiati di Dio , i poveri, della valorizzazione della pietà popo­lare che non ammetteva cedimenti sentimentali ed esteriorità formali, ma si nutriva di una pietà cristologica, che però non escludeva un rapporto diretto, mediatore, col santo (il pane di S. Antonio ), genialmente utilizzato, come sottolinea Borzomati, per il legame e il richiamo che esso rappresentava con la propria terra, anche tra gli emigranti per un coinvolgimento oblativo a favore delle vocazioni e delle opere sociali. Nel quartiere ghetto di Messina, l'Avignone, dove più evidenti erano i mali e le sofferenze di una umanità preda della mafia e di traffici illeciti, dove l'analfabetismo era pressoché totale e la prostituzione prosperava di pari passo con l'abbandono dei bambini, il Di Francia sperimentò la sua pastorale calechistico-educativa collettiva che mirava a rinnovare il Mezzogiorno attraverso il progresso e il rinnovamento operato dai giovani per i quali impiantò scuole, tipografìe, sartorie, calzolerie, non solo a Messina, ma pure in Puglia, ad Oria, a Francavilla e a Trani, allorché, dopo il terremoto del 1908 che distrusse Messina, egli vi trasferì le sue congregazioni, accolte con amore dalla chiesa e dalla popolazione pugliese. Il DÌ Francia sperimentò anch'cgli, come altri