Rassegna storica del Risorgimento
GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno
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1993
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pagina
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566
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fondatori di congregazioni religiose, incomprensioni e difficoltà che gli vennero non solo dagli ambienti laici, dai grandi della terra , ma dalla stessa autorità episcopale locale, mons. D'Arrigo, restia a concedere l'approvazione canonica alle sue istituzioni, in quanto, essendo essa stessa espressione, per estrazione sociale, di quei grandi , non riusciva a cogliere pienamente la dimensione del tutto spirituale e di servizio agli esclusi, delle nuove congregazioni, così lontane dai partiti locali nei quali si mescolavano preti e laici. Eppure queste difficoltà, che intralciarono a volte pesantemente il cammino dei vari istituti, portando anche delle defezioni, furono lette da padre Annibale di Francia come benefici per il progresso delle sue svariate iniziative, soprattutto per l'evoluzione spirituale della diocesi di Messina, impigrita, come molte altre diocesi meridionali, in una burocratica sacrarnentalizzazione e infiacchita dalle protezioni del notabilato e dalle sue garanzie . Proprio su questo piano la maggior parte delle Congregazioni religiose, e in particolare i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo di P. Annibale, ruppero consolidati modelli di sudditanza della chiesa locale al potere, rifiutando protezioni interessate e la stessa retta di Stato , come don Mortola, fondatore di case della carità, definiva la sovvenzione statale, o il trasferimento delle case generalizie nella capitale, preferendo, come il vescovo di Tricarico, il leccese Raffaello delle Nocche, la testimonianza negli sperduti centri della Basilicata, e la fedeltà a quell'ideale di servizio ai poveri e di scelta degli emarginati per il quale erano state fondate. P. Annibale, come più tardi Luigi Sturzo, ma pure come molti altri meno noti sacerdoti e (presuli meridionali che la più recente stagione storiografica sta facendo lentamente venire alla luce nei singoli contesti sociali in cui operarono dalle Puglie alla Sicilia alla Calabria, ebbero il merito di comprendere che un clero sottratto alle collusioni con la classe dirigente e consapevole del suo ministero sacerdotale, avrebbe potuto svolgere un ruolo determinante per l'evoluzione sociale dell'Italia meridionale; per questo essi, e in particolare p. A.M. di Francia, riscoprirono il significato profondo del Rogate, chiedendo a tutta la Chiesa universale particolari preghiere per la santità degli operatori pastorali e per la vocazione religiosa, coinvolgendo, come scrive efficacemente Borzomati, in una crociata le masse dei derelitti e dei devoti sensibili, contribuendo a realizzare, attraverso l'utilizzazione delle pratiche purificate della pietà popolare della gente meridionale, un movimento cattolico veramente attivo e propositivo , impegnato per la crescita sociale e spirituale delle varie comunità in cui operano.
La ricerca di Borzomati, efficace sintesi degli itinerari di santità dei diversi fondatori delle Congregazioni meridionali, può considerarsi un importante punto di riferimento, soprattutto per i suggerimenti metodologici che offre, per gli studiosi futuri delle congregazioni religiose ohe non potranno prescindere da tale studio per ripercorrere non solo le biografie dei singoli fondatori, la loro via alla santità, la storia dei movimenti religiosi da essi promossi e della pietà popolare, ma come si è detto per scrivere la stessa storia sociale del Mezzogiorno.
ORNELLA CONFESSORE
PAOLO BLASI, L'abate Schiavi tra lealismo e poesia, Capodistrìa 1873-1911 (Centro Studi storico-religiosi Friuli-Venezia Giulia, 25); Trieste, Tip. Fotoforma, 1993, in 8n, pp. 263, S.p.
Questo lavoro costituisce la 25 pubblicazione del Centro Studi storico-religiosi offerta al pubblico che ha interesse delle tematiche storiche particolarmente emblematiche, perché di frontiera. Lo Schiavi, nato a Pordenone nel 1829, studiò nel seminari di Treviso e di Padova. Nel 1866, quando il Veneto fu annesso all'Italia, passò entro i confini dell'Austria per mantenersi membro del nesso statale asburgico ove l'imperatore Francesco Giuseppe era considerato uomo cattolico e religioso, a differenza del governo italiano visto come anticlericale e massonegglante.