Rassegna storica del Risorgimento

GENOVA PORTO 1901-1910; MURIALDI LUIGI
anno <1993>   pagina <568>
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568 Libri e periodici
nei secoli XVIII e XIX, risulta comunque d'un certo interesse grazie alle spiegazioni ed ai commenti inseriti nell'elenco delle fonti da lui riportato.
Buono pure il lavoro dì L. Gratton sul Maresciallo Diaz. Peccato che sfoci un po' troppo nella biografia tralasciando, di conseguenza, uno degli aspetti archivistici di maggior interesse, ovvero il contenuto delle carte del Duca della Vittoria, al cui riordino il Gratton ha provveduto.
Decisamente più organiche ed omogenee le altre sezioni.
La trattazione delle fonti materiche costituisce, già da sola, un prontuario di dati ed indicazioni di grandissimo valore, colmando una lacuna che in Italia era profonda e costituendo un ottimo e preziosissimo manuale per Io studioso di qualsiasi livello. Basti dire che, per la prima volta, grazie ad essa si hanno a disposizione gli elenchi delle armi, bianche e da fuoco, leggere e pesanti, di tutti gli eserciti italiani, dalla Restaurazione ai giorni nostri (per chi non lo sapesse, l'argomento non era mai stato trattato compiutamente in precedenza; e chi avesse desiderato informazioni in merito era costretto a ricerche lunghe, difficili e, spesso, dai risultati assai scarsi).
Questo apporto, dovuto a G. Rotasso per L'armamento individuale dagli eser­citi preunitari all'Esercito Italiano della Repubblica e C. Calamandrei per L'arti­glieria in Italia dalla Restaurazione ai nostri giorni, è integrato da una serie di comunicazioni il cui carattere, meno dettagliato di quello delle precedenti, non solo non inficia minimamente la validità del lavoro, ma anzi permette di avere una veduta gene­rale, sintetica e completa dell'argomento trattato. F. Botti per i Trasporti, materiali e mezzi militari , O. Bovio per le Bandiere e araldica militare , P. Sezanne per le Decorazioni, E. Ferrante sul Naviglio militare, M.F. Caproni a proposito dei Velivoli militari , P. Crociani e S. Ales riguardo a Vestiario ed equipaggiamento , negli eserciti preunitari, il primo, e nell'Armata sarda e nell'Esercito italiano il secondo, contribuiscono a formare un insieme di grande valore ed estrema utilità per chiunque s'interessi di storia militare.1)
Altra comunicazione da ricordare è quella di A. Sema sulla collezione De Hen-riquez di Trieste, la cui dispersiva conservazione è la croce di tutti gli appassionati di Militaria. Finalmente, grazie a questo volume, esiste un documento in grado di fornire un'idea abbastanza precisa delle dimensioni e dei contenuti di quella che è, presumibil­mente, la più importante collezione di materiale militare d'Italia e sulla quale, fino ad ora, mancavano quasi completamente notizie, dettagliate o meno.
Per collocazione e contenuti, risultano complementari alla sezione relativa alle fonti materiche le ultime due, quelle sulle fonti iconografiche e sugli ordinamenti mili tari, brevi entrambe, ma con validissimi spunti.
La prima si divide in tre parti: Cartoline e manifesti , di N. Della Volpe buona per le indicazioni che dà, ma forse con una certa sopravvalutazione dell'impor­tanza della cartolina come fonte per la storia militare; La fotografia come fonte per la storia navale, di A. Rastelli, ottima per la trattazione, esemplificazione ed elenca­zione degli archivi o raccolte di fotografie italiane ancora esistenti. La terza, Quadri, disegni, incisioni di C. Vernizzi, avrebbe, forse, meritato uno spazio maggiore, insieme ad un'appendice che indicasse almeno la collocazione delle principali raccolte icono­grafiche di argomento militare.
L'ultima sezione del volume raccoglie quattro buonissimi interventi dovuti ad
0 E il fatto che vi sia qualche imprecisione o dimenticanza qua e là, come ad esempio, da parte di Calamandrei, l'affermazione che gli M43, semoventi da 105/25, diedero parecchio filo da torcere agli Inglesi in Africa Settentrionale, quando invece ebbero il loro battesimo del fuoco solo nelle prime ore del mattino del 9 settembre 1943 contro i Tedeschi nel Lazio, od il fatto ohe Bovio, pur citando la presenza dei gagliardetti dei reparti coloniali conservati nel Museo storico della Fanteria, in Roma, dimentichi di parlare del gran numero di bandiere reggimentali nazionali ivi custodite, non diminuisce assolutamente l'indiscutibile valore del volume e dei suoi contenuti*