Rassegna storica del Risorgimento

Istria
anno <1994>   pagina <6>
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Carlo Ghhalberti
Il nobile scopo di quegli storici, nella durezza della dominazione austriaca, gli era chiaro: contrapporre alla tristezza dell'ora presente la realtà poli­tica del passato, temprare gli animi nella resistenza allo straniero col ricer­care nel passato le vestigia indistruttibili della patria lontana ed assente nella dura realtà del momento, ma sempre presente, nella passione e nella devozione dei figli respinti . Il loro metodo, in quei frangenti, assimila­bile per tanti aspetti a quello degli storici vissuti nel Risorgimento, li rendeva parte di una storiografia civile nel senso più austero della pa­rola, che si svolge con fede incrollabile, che concepisce il libro come azione , storiografia della quale egli era sì l'ultimo esponente, ma dalla quale, però, era portato fatalmente a distinguersi ed a distaccarsi per una consapevolezza critica e per una capacità interpretativa molto superiore.5*
L'annessione all'Italia, infatti, della Venezia Giulia, con l'Istria e Fiume, e di parte della Dalmazia segnata dal comune di Zara e dal suo piccolo contado, aveva radicalmente mutato le condizioni nelle quali do­veva operare da allora la storiografia istriana, non più costretta, come per l'innanzi, a svolgere un ruolo combattivo in difesa dell'italianità giu­liana e dalmata oppressa e conculcata dalla politica austriaca tendente a snazionalizzare quei territori con ogni mezzo. La difesa dell'italianità mi­nacciata, per gli esponenti della storiografia istriana, si era tradotta nel­l'esaltazione delle radici prime di quel rapporto tra la riva orientale dell'Adriatico che Roma aveva creato e che Bisanzio da Ravenna aveva tutelato ancor prima che l'espansione veneziana lo consolidasse definitiva­mente anche contro le pretese egemoniche austriache, destinate a realiz­zarsi solo nel 1797, dopo Campoformio. Queste pretese egemoniche si erano tradotte, dopo il 1866 e lungo l'arco di un cinquantennio in una dura lotta contro l'irredentismo di marca risorgimentale ed avevano pro­vocato da parte austriaca l'avvio di una massiccia immigrazione di ele­menti slavi, di etnia slovena e croata, attestata dai successivi censimenti imperiali e destinata ad alterare in un futuro non troppo lontano il rap­porto numerico e la convivenza tra le differenti nazionalità nell'area adriatica a danno degli italiani.
Chi legga le pagine scritte alla fine della prima guerra mondiale da Attilio Tamaro sulla storia istriano-dalmata può comprendere e valutare gli argomenti addotti in quel momento da una storiografia italiana, non più soltanto di matrice irredentista ma anche permeata di spirito nazio­nalista, per contrastare il pericolo, destinato a rivelarsi in avvenire estrema­mente reale, di una snazionalizzazione della Venezia Giulia ad opera delle etnie slave ormai inglobate nel nuovo regno dei serbi, dei croati e degli sloveni. De Vergottini, però, in quel momento non aveva le preoccupa­zioni di Attilio Tamaro né voleva cercare argomenti nel passato dell'Istria
9 G. DE VERGOTTINI, Caratteri e limiti della storia politica' dell'Istria, discorso pronunciato in Pola nel 1928, ed ora in Scritti di Storia del diritto italiano, a cura di G. Rossi, Milano, 1977, voi. Ili, pp. 1078-1079.