Rassegna storica del Risorgimento
Istria
anno
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1994
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pagina
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7
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Giovanni De Vergottini e l'Istria 7
a suffragio delle tesi nazionalistiche di quanti, insoddisfatti dei nuovi confini, guardavano oltre sia rivendicando l'intera Dalmazia veneta, assegnata all'Italia dal patto di Londra e non concessale per la connessione con la questione fiumana dai trattati postbellici, sia alimentando con i loro scritti quel conflitto con gli slavi del Sud che un trentennio dopo sarà fatale all'Istria. Dedito allo studio della sua terra d'origine anche per la spinta che ad esso veniva data dall'energia di Francesco Salata, fortemente impegnato nella riorganizzazione della Società istriana di archeologia e storia patria, finalmente in condizione, dopo l'annessione all'Italia, di dedicarsi anche all'indagine sulla partecipazione della regione al Risorgimento, De Vergottini descriveva le sue vicende nel trapasso dalla Serenissima alla dominazione austriaca, mostrando le illusioni, presto cadute, suscitatevi dalla democratizzazione delle sue città ad opera dei francesi e le delusioni provocatevi dal trattato di Campoforrnio,6)
Indagine giovanile questa su una pagina risorgimentale troppo spesso descritta retoricamente sulla scia delle struggenti note foscoliane, eppur rivelatrice delle qualità dello storico la cui visione rigorosa della documentazione si traduceva in una descrizione precisa degli accadimenti vissuti allora dalla provincia istriana che vi appariva nella completa identità territoriale ed insieme spirituale costruita durante il plurisecolare dominio veneziano, successivamente rimpianto nei lunghi anni della soggezione all'Austria. Il legame con la Serenissima, che aveva fatto della sua terra natia non soltanto una parte del vasto impero marittimo che questa governava ma anche, in forma sicuramente mediata ma non per questo meno intensa, la proiezione più orientale della civiltà e della cultura italiana, nel pensiero di De Vergottini diventa quindi la chiave per comprendere la genesi del Risorgimento istro-veneto. Lo scarso entusiasmo per il regime napoleonico e, soprattutto per le Province Illiriche alle quali l'Istria viene aggregata, non sono confrontabili con Ì sentimenti di diffidenza e talvolta addirittura di opposizione suscitati nella sua popolazione dagli Austriaci negli otto anni che vanno dalla pace di Campoformio a quella di Presburgo né, tanto meno, con lo stato d'animo con il quale, alla caduta dell'Impero il governo di Vienna sarà accolto nella provincia.7*
Il breve saggio su La fine del dominio napoleonico in Istria, tratto da taluni appunti d'archivio, oltre a narrare la partecipazione attiva di un
6) Sa questa fase della vita culturale della regione ed in particolare sulla storiografia che ne era l'espressione, cfr. ancora F. SALIMBENJ, Gli studi di storia medievale e moderna negli Atti e Memorie della Società istriana dì Archeologia e Storia patria. Tra politica e storiografia: IV: Da una guerra all'altra: il primato dell'italianità (1919-1940), in Centro di Ricerche storiche ~ Rovigno: Atti, voi. XXII, Txiestc-Rovigno, 1992, pp. 399. Cenni sulla figura e sull'attività svolta allora da Francesco Salata, in L RICCARDI, Francesco Salata, In Clio, XXVII, 1991, n. 4, p. 647 sgg.
7> G. DE VERGOTTINI, L'Istria alla caduta di Venezia, pubblicato nel 1924 (era il primo lavoro dello studioso istriano), ora in Scritti, clt., voi. III, pp. 1335-1354.