Rassegna storica del Risorgimento

Istria
anno <1994>   pagina <10>
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Carlo Ghisalberti
sovrano sulla regione, ma finisce anche, per De Vergottini, la storia poli­tica dell'Istria nel senso che a questa egli dava: una storia, cioè, di un ordinamento giuridico avente uno sviluppo del tutto proprio, e che l'Istria, avendo goduto di vita autonoma e di individualità politica nei secoli della totale disgregazione territoriale del Regno Italico e di co­stante crisi dei potentati che aspiravano all'egemonia su di essa, aveva potuto vantare, anche perché in possesso di una costituzione provinciale unitaria.12) Questa si era formata nel tempo sia per la tendenza all'unifor­mità organizzativa e gestionale della vita pubblica mostrata dai suoi dif­ferenti comuni, simili in ciò a quelli delle altre parti d'Italia, sia per l'opera unificante che i suoi vari e non sempre duraturi dominatori, patriarchi, goriziani ed imperatori, per l'esercizio del proprio potere e per il controllo del territorio, avevano variamente tentato di realizzare. Una costituzione provinciale, però, che se da un lato poteva essere messa in parallelo con quella che nell'alto-medioevo aveva caratterizzato l'orga­nizzazione territoriale del dominio bizantino nella regione, in parte man­tenuta nel periodo franco-italico, come attestavano sia il placito del Ri­sano dell'804 sia un famoso privilegio di Ludovico il Pio, attribuito all'815, d'altra parte da questa si era differenziata sotto il dominio del patriarcato per il confondersi della allora preminente funzione ecclesia­stica con quella temporale e per il conseguente indebolirsi dei vincoli politici che l'egemonia clericale, come sovente accade, finiva col produrre.135 In questa sua visione non v'era alcun atteggiamento di negazione od anche di sottovalutazione della Chiesa, dei suoi istituti, dei suoi uomini e del ruolo che nella vita dell'area veneto-giuliana questi avevano eser­citato. Vi era però, probabilmente, l'antica diffidenza che la parte più consapevole e più colta della popolazione delle terre redente aveva nel tempo manifestato contro gli atteggiamenti di un clero e di una gerarchia cattolica, timorosi nei confronti di ogni posizione che implicasse la parifi­cazione, od anche solo il rafforzamento, dei contenuti civili del potere statale rispetto a quelli spirituali. Ed è anche possibile che in ciò si riflettesse quel senso, non già di avversione, ma certo di distacco che, fino all'annessione all'Italia, quel clero e quella gerarchia, conservatori, austriacanti e dagli atteggiamenti antinazionali, avevano suscitato tra gli irredentisti, auspicanti il ricongiungimento dell'Istria allo Stato unitario, liberale e laico. È probabile anzi, al riguardo, che in questa linea inter­pretativa dei fatti antichi, interessanti la sua regione al tempo del do­minio dei patriarchi, si riflettesse, forse soltanto indirettamente, l'insegna­mento od il contatto con Ernesto Buonaiuti che nel suo modernismo
ì2f G. DE VERGOTTINI, La costituzione provinciale dell'Istria nel tardo medio evo, il lavoro, del 1929, ora in Scritti, dt,, voi. Ili, pp. 1191-1283.
,3> Ivi, p. 1199 sgg.