Rassegna storica del Risorgimento

Istria
anno <1994>   pagina <11>
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Giovanni De Vergottìni e l'Istria 11
esaltava ogni forma di laicizzazione e di secolarizzazione della vita pub­blica in funzione della purificazione e della riforma di quella Chiesa dalla quale, Pellegrino da Roma, si era allontanato, cercando sollievo alla pro­pria angoscia religiosa in un gruppo di amici ed allievi del quale lo sto­rico istriano, per un periodo, fece parte.
Comunque, per De Vergottìni, quando Venezia riuscì ad estendere la sua egemonia sull'Istria, il marchesato che fino allora aveva simboleg­giato l'unità provinciale era praticamente svuotato di significato e di con­tenuto, anche a causa del modo di intendere la cosa pubblica dal Patriar­cato teocratico. Quell'unità si avviava ad essere sostituita da nuove e differenti entità poHtico-amministrative, l'Istria veneziana, la Contea di Pisino ed il Comune di Trieste, destinati la seconda ed il terzo, per alterne vicende e scelte particolari ad essere dominati dagli Asburgo ed a diventare così parte del loro impero; conservava, però, l'Istria austriaca, pur inserita di fatto nella Carniola, la sua personalità di provincia mentre Trieste manteneva quel carattere di città provincia riconosciutole dall'Im­pero, in forma del tutto particolare secondo i tempi e le circostanze, anche per contrastare l'egemonia adriatica di Venezia.145 Un'egemonia, questa della Serenissima, che per essere davvero totale avrebbe dovuto includere le parti della regione sottratte al suo controllo includendovi anche Fiume e Gorizia, città in continuo contatto con quelle dell'Istria veneta. Questo obiettivo Venezia comunque, spesso perseguì, riuscendo al principio del Cinquecento per un momento a realizzarlo nella aspra e vittoriosa lotta contro Massimiliano d'Asburgo, seguita ben presto dalla dura reazione della Lega di Cambrai che, con la superiorità dei suoi eserciti di terra, potè reintegrare l'Austria nel possesso dei suoi domini adriatici.
Nel giudizio di De Vergottìni la frattura dell'unità istriana, per qual­che anno soltanto ricomposta da Venezia, appariva una iattura sìa per la minaccia militare e commerciale rappresentata per la, Serenissima dalla presenza austriaca a Trieste ed a Fiume ma anche per il significato potenzialmente antinazionale che quella presenza nella regione fatalmente era destinato ad assumere. E ciò perché nello storico di Parenzo la cul­tura e la civiltà che Venezia aveva propagato sulla riva orientale del­l'Adriatico erano italiane e l'egemonia, a suo giudizio, purtroppo soltanto parziale, realizzata dalla Dominante nell'area giuliana implicava la proie-
14> Particolare attenzione logicamente lo storico istriano si trovò a volgere nel corso de! suoi studi di storia regionale alle vicende di Trieste, alle quali dedicò due saggi. Cfr., quindi, G. DE VERGOTTÌNI, Profilo politico della città di Trieste, del 1937-38, e Comune e vescovo a Trieste nei secoli XIl-XlV, del 1961, ed ora rispet­tivamente in Scritti, cit., voi. Ili, pp. 1367-1373 e 1375-1392. In questi scritti il tema triestino viene isolato dal più ampio tema regionale per la differente vicenda politico-istituzionale che ha segnato il destino della città giuliana, spezzando per se­coli il nesso che l'aveva in qualche momento unita all'Istria veneta.