Rassegna storica del Risorgimento

Rosmini. Filosofia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <30>
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Pietro Zovatto
diffuso che diventa patrimonio di una nazione con il codice napoleonico per l'Italia come esempio. In questa prospettiva il germe buono della Rivoluzione appare nuovamente anche nelle guerre di conquista (e di rapina) perpetrate da Napoleone nelle campagne d'Italia nei riguardi dei vari Stati regione e dello Stato pontificio in particolare.
Uno statuto storiografico in senso molto tecnico che si richiami ad un esclusivo metodo critico puramente positivo d'indagine degli eventi storici si troverebbe certo imbarazzato di fronte ad un credo storico come quello del Michelet che fa intervenire nella sua concezione: la geografia, la climatologia, l'alimentazione, gli elementi fisici e l'universo psicologico, oltre alla spiritualità, alle idee, ai costumi, in altri termini tutti quegli elementi che formano l'anima e la tradizione più viva di una nazione. Egualmente potrebbe trovarsi in difficoltà innanzi a un Ro­smini che nella visione storica, oltre la metodologia empirico-critica intro­duce la filosofia, la teologia, l'antropologia, la filosofia della politica e del diritto confluenti nell'unica attenzione assegnata all'uomo intero , cioè nella sua dimensione temporale e religiosa. Di qui la possibilità che il Rosmini si tiene aperta per una introduzione spiritualista coordi­natrice a grandi linee dello scenario tumultuoso e affascinante degli eventi storici, cioè una prowidenzialità discreta che offre un ultimo quid di intelligibilità ai molteplici eventi che altrimenti resterebbero senza un supplemento di significato che va oltre: una invisibile Provvidenza che a tutto sovrasta .
Quando Rosmini fa intervenire la Provvidenza questa concezione su­pera quella della storiografia medievale che considerava la storia come se fosse teologia, poiché il dato storico era visto come una verifica della preminente visione di prowidenzialità escatologica. Rosmini si pone al contrario nella prospettiva antitetica, procedendo sulla scorta dei fatti storici da cui ricava principi generali che non smentiscono le vicende umane nella loro interna valenza, ma semmai apportano ad esse un ulte­riore senso di levatura più universale. E non sempre questo esito sfocia nella dimensione teologico-ptovvidenzialista, spesso si presenta come una intuizione di valore civile o di ordine culturale che esprime il significato profondo e globale di una serie di eventi che hanno contrassegnato un'epoca. E per Rosmini il dialogo tra teologia e storia diventa neces­sario e trova un luogo privilegiato nella Chiesa e, quindi, nella ecclesio­logia basti pensare alle Cinque piaghe della Santa Chiesa ; egli non si troverebbe in disaccordo con quanto scritto da uno storico con­temporaneo:
In una società particolare come la chiesa, che vive nella sioria ma che proietta insieme le sue origini e il suo destino al di fuori di essa, dottrina ecclesiologica ed organizzazione ecclesiastica costituiscono due componenti fonda­mentali e in qualche modo inscindibili, per il profondo reciproco rapporto che le unisce. La organizzazione della chiesa infatti, il suo modo di inserirsi cioè nella