Rassegna storica del Risorgimento

Epaminonda Farini. Domenico Farini. Epistolari. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <35>
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Epaminonda Favini a Domenico Farini 35
Non credo che dati di ordine cronologico il fatto che Epaminonda, nato nel 1827, si ponesse intermedio per l'età fra i due Farini ser­vano da soli a spiegare questa diversità di atteggiamento; essa andrebbe probabilmente affidata ad una più approfondita indagine biografica e poli­tico-ideologica, che non è certo possibile non dico affrontare, ma nem­meno tratteggiare in questa sede.
Fra le lettere scritte a Domenico Farini, assai numerose, solo alcune hanno interesse storico-politico; né mi risulta che esse siano state finora fatte conoscere al pubblico degli studiosi. Poiché contribuiscono alla cono­scenza di un personaggio certamente minore nell'ambito del processo risorgimentale, ma non per questo privo di interesse, e poiché hanno una loro progressione logico-ideale, disegnando, come fanno, il progressivo ac­centuarsi della delusione politica e del distacco dalla vita pubblica italiana post-risorgimentale (e tale delusione, nonostante le ripetute profferte di amicizia e di stima, in maniera trasparente coinvolge anche il personaggio cui le lettere sono indirizzate), la loro conoscenza può essere non del tutto vana non solo ai fini di una ricostruzione biografica, ma a quelli di una ulteriore documentazione di atteggiamenti e stati d'animo di uo­mini dell'opposizione, di fronte a eventi ormai del tutto sfuggiti ad ogni loro possibilità- di intervento e verificatisi contro ogni loro attesa e spe­ranza.
Una prima lettera, datata a fine febbraio 1866, appare scritta quando, non ancora conclusosi il processo risorgimentale, tali attese e speranze non sono ancora del tutto sopite; e forse esse coinvolgono ed hanno a oggetto anche l'azione politica futura dell'ancor giovane Domenico. Epa­minonda la scrisse a caldo, per così dire, non appena giuntagli notizia del discorso pronunciato da Domenico il 17 febbraio alla Camera dei Deputati; discorso che fu, com'è noto, assai criticato dalla Destra, rappre­sentata in questo caso soprattutto dal ministro della Guerra Di Petti-nengo.4> Al mazziniano, tornato dall'esilio svizzero in Italia appositamente per porsi a disposizione di Garibaldi in vista della prossima guerra contro l'Austria (e di questo ritorno abbiamo una eco di perplessità ed anche di disappunto in una lettera di Giuseppe Mazzini a Maurizio Quadrio, in data 2 giugno 1865: Epaminonda parte veramente? ),5) il discorso
razione al cugino esule di aiuto nelle sue difficoltà. Ma anche le lettere inedite della raccolta Piancastelli privilegiano Aristide fra i tre fratelli. Al contrario, notevolmente ricca è la corrispondenza con il figlio di Luigi Carlo, Domenico, come attesta l'ar­chivio custodito al Vittoriano.
Ctr. R. COLA PIETRA, Domenico Farini deputato di Ravenna (1864-1878), in Critica Storica, IV, 1965, pp. 599-654.
5) S.EX, voi. LXXX, p. 277: Epaminonda parte veramente? se va nel pro­prio paese, ci dovrebbe essere iniziato nella Falange sacra . Inesatta la nota in calce, che dà il paese come Faenza, mentre si tratta invece di Russi. In una precedente lettera (maggio 1865, p. 264) il Mazzini nomina il Farini come uno di quelli da affratellare, se noi sono ; e raccomanda al Quadrio di tener più da conto questi