Rassegna storica del Risorgimento

Epaminonda Farini. Domenico Farini. Epistolari. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <39>
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Epaminonda Farini a Domenico Favini 39
che si deve, anche agl'avversi in politica, di te, come a riflesso del tuo partito. E qui m'affretto di dire, che distinguo l'uomo privato dal politico, come tu ne dasti (sic) leale e dignitosa prova competendo col Pettinengo.
D'accordo dunque in questa massima, proseguo il mio proponimento.
Se il benessere, la dignità e l'onore della Madre Patria, ci parlerà al cuore senza prevenzione passionata di partiti, io non dubito che la Italia no­stra non abbia quella deficienza di capacità vergognosamente affermata da gente evirata e puslanime (sic), perché disertata d'ogni sentimento e principio no­bile e generoso di cui tanto abbiamo d'uopo, per costituirci indipendenti, uniti e liberi.
È cosa lodevole il levare il velo a certe magagne che per soverchio spirito d'egoismo, non si ebbe il coraggio di porle sul tapeto (sic) della nazione per giudicarle e porvi quel riparo, che ci chiedono le imperiose circostanze. E tu ne portasti merito, che ti sollevasti, forse pel primo, a tanta altezza. Era tempo e la patria te ne saprà grado.
Dal tuo discorso apparisce incontrastata, la propensione per le armate per­manenti, e fatta astrazione dalla situazione attuale non solo dell'Italia, ma del­l'Europa dispotica, ti confesso, che sgombra di stranieri mi avresti il più co­stante avversario. Armata permanente, e schiavitù morale e materiale, sono sinonimi : prescindendo dai danni inevitabili ed enormi, che arrecano all'agri­coltura particolarmente, fonte di tesori nazionali inesauribili.
E qui sta la radice della nostra opposizione politica, irreconciliabile fra noi! Tu miri alla monarchia ereditaria, ed io alla repubblica democratica. Nell'una vedo l'usurpazione a beneficio esclusivo di caste; nell'altra il diritto di tutti per tutti. E sta bene.
La questione però di sostenere in armi 250 mila uomini senza fare la guerra, non ci salverà dall'afa che ci opprime, e non ci darà che la sobrietà che ci sfibra}**
Della moralità ed educazione nazionale dell'esercito, arrossisco il scriverlo! che differenza di moralità e d'educazione abbiamo dato noi, fin oggi, ai nostri soldati, che non sia quella che piomba sul cuore degl'Austriaci e dei Russi? Egoismo crudele, pervertimento, corruzione, pretta ignoranza dei Diritti e Do­veri nazionali Dio mi guardi di dirli monarchici! sono la divisa autonoma di quei nostri Fratelli.
Comprendo l'augurarti in occasione di guerra ammiro la sincerità il più largo concorso dei volontari delle guardie nazionali e di tutte le forze della nazione: e non dire quale potente ausilio all'esercito il quale non sarebbe che tale, se il 59 non fosse là colonna storica d'insulto e d'ironia! ; ma dite, per frenare il nobile impeto che non transige, del popolo, rivoluzione vivente, e per aver la forza brutale, automa, onde sostenere trattati e convenzioni, negazione dell'indipendenza, dell'unità e dell'onore della nazione!!!
Ma ammaestrati dai fatti, amo sperare, ad onore e salvamento di calpe­stati e mascherati diritti, che l'elemento volontario non concorrerà che guidato da Duci, che non abbiano interessi dinastici da sostenere; sibbene, l'integrità, l'esistenza e l'onore di ogni angolo di terra italiana. E quindi indipendenza d'azione.
E quando tu affermi che 190 mila uomini, se aggrediti, non potremo resi­stere al primo impeto di un'improvvisa irruzione, non sarebbe che effetto di quella, vieta eviratrice quanto insultante teoria che non siamo abbastanza forti
M> Sono frasi riportate dal discorso di Domenico Farini questa e le altre sotto­lineate nei testo.