Rassegna storica del Risorgimento

Epaminonda Farini. Domenico Farini. Epistolari. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <48>
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48 Libri e periodici
nità di stemperare in essa la globalità del progetto riformatore, si ritrova, a giudizio delPA., negli amici e discepoli i Tommasi, gli Zurlo, i Palmieri che operarono in organismi governativi (del resto anche Filangieri partecipò ai lavori del Supremo Consiglio delle Finanze), almeno sino al 1794, quando la scoperta della congiura giacobina a Napoli indusse la monarchia a chiudere la stagione riformatrice. Nel Tommasi, in particolare, inviato in Sicilia dal primo ministro Caracciolo in qualità di avvocato fiscale e in cui l'A. riconosce una notevole capacità di tradurre in pratica [...] le riflessioni teoriche del maestro (p. 60), la lotta contro lo strapotere baronale faceva perno sul forte appello alla tradizione giuridica e statalista normanno-sveva e agli interessi concreti della monarchia borbonica, assai più che sui principii della filosofia politica o della scienza del diritto.
Occorre rilevare, tuttavia, che, dopo avere illustrato con passione e chia­rezza la propria interpretazione della Scienza della legislazione, l'A. omette di fare almeno un rapido cenno alle cause che, negli ultimi anni di vita, indus­sero Filangieri a diluire alquanto il suo precedente ottimismo riformatore, sino al punto da fargli concepire il proposito di abbandonare l'Italia e l'Europa per trovare rifugio nella moderna sede delle virtù repubblicane che sembrava pren­dere vita oltreoceano. In fondo anche quel voler concentrare ogni sforzo nel settore amministrativo, da parte dei discepoli del filosofo con i rischi, già segnalati, di smarrire il filo di un coerente piano modernizzatore era la conseguenza della consapevolezza dell'arretratezza del paese, dello scarso peso delle forze sociali interessate al mutamento, delle incertezze della monarchia. Il complesso della società meridionale mostrava di possedere un grado di vischio­sità che rendeva praticamente impossibile il passaggio ad assetti più moderni senza fare ricorso a strumenti dirompenti che avrebbero provocato contraccolpi dall'esito incerto.
Sarà la spinta esterna della rivoluzione, della sua forza armata e di quella ideologica, a modificare, almeno in parte, i termini della questione.
STEFANO PARISELLI
GUIDO SAETTATO, Il giacobinismo italiano. Utopie e realtà fra Rivoluzione e Restaurazione-, Milano, Francesco Vallardi, 1990, in 8, pp. 148. L. 20.000.
Chi volesse conoscere quali e quanti libri sono stati pubblicati o ripubbi-cati in Italia in occasione del Bicentenario della Rivoluzione francese non ha che da consultare l'apposita appendice bibliografica riportata in questo docu­mentato volume. Redatto sin dal 1984 per il primo Tomo sull'Ottocento della Storia Letteraria d'Italia curata dalla Casa Editrice Vallardi, il testo in esame è stato, per motivi vari, effettivamente pubblicato soltanto nel 1990, dopo essere stato debitamente aggiornato (anche mediante un'introduzione critica) con i nuovi elementi emersi dal dibattito sul Bicentenario.
Non si creda per questo che i pregi dell'opera consistano esclusivamente in un resoconto formale sullo stato dell'arte degli studi sulla Rivoluzione