Rassegna storica del Risorgimento

Epaminonda Farini. Domenico Farini. Epistolari. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <57>
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m Libri e periodici 51
GEORG CHRISTOPH BERGER WALDENEGG, Die Neuordnung des italienisches Heeres zwischen 1866 uni 1876. Preussen als Modell; Heidelberger Abhandlungen zur Mittleren und Neueren Geschichte, N. F. Bd 5, Heidelberg (Cari Win-ter Universitàtsverlag), 1992, 467 S.
La tesi di dottorato svolta sotto la guida di V. Sellin (Heidelberg) tratta la riforma dell'esercito in Italia all'inizio degli anni settanta, riforma che è strettamente legata al nome delTallora ministro della difesa (1870-1876) Cesare Ricotti Magnani. Già il Piemonte di Cavour ed in seguito l'Italia da poco unificata avevano seguito ampiamente il modello francese per la costituzione delle forze armate. Le vittorie della Prussia del 1864, 1866 e del 1870-71 impressionarono profondamente l'opinione pubblica italiana e gli esperti militari. Facevano parte dei provvedimenti riformatori rintroduzione di grandi manovre, la fondazione di una Scuola Superiore di Guerra, la costituzione dello stato maggiore generale, l'imposizione del servizio militare obbligatorio per tutti (con l'eliminazione delle esenzioni e dei privilegi ancora esistenti), la creazione di truppe di riserva mediante k milizia provinciale e la milizia territoriale. Si tentò di formare nuovi ufficiali tramite un istituto per volontari della durata di un anno. Anche la costituzione dei primi reggimenti degli Alpini (con i quali si spezzò il principio mantenuto fino ad allora del reclutamento e della dislocazione a livello nazionale) risale a Ricotti. Il generale Ricotti (1822-1917) era militare di carriera, possedeva tuttavia un'insolita abilità nel trattare con l'opinione pubblica e con le istituzioni parlamentari. Gli ultimi Gabinetti della Destra sotto G. Lanza e M. Minghetti gli assicurarono una carica insolita­mente lunga, che egli seppe sfruttare con risolutezza.
L'autore ha elaborato un materiale documentario molto vasto proveniente da numerosi archivi statali, militari e privati. Inoltre ha preso ampiamente in considerazione la letteratura e la pubblicistica politico-militare. Ulteriori chiari­menti molto importanti sono stati forniti dai verbali dei dibattiti alla Camera ed al Senato. L'autore cita anche alcuni quotidiani, selezionandoli. In questa eccellente interpretazione delle fonti stupiscono alcune lacune quasi incompren­sibili, come il non aver utilizzato completamente i Documenti Diplomatici Italiani (Serie 1 e 2) disponibili, oppure il non aver considerato quasi tutta la bibliografia storico-percezionistica (ad esempio gli studi di C. Moos, W. Su-chanek, O. Weiss, W. Altgeld, A. Ara ecc.). Questi studi avrebbero potuto fornire ulteriori spiegazioni proprio per i problemi trattati dall'A. sul rapporto Stato-esercito. Ci sono anche alcuni testi sulla situazione della politica estera italiana che non sono stati considerati, come i lavori di R. Mori o H. Lutz. Queste osservazioni non riducono il valore di uno studio molto istruttivo che, per la quantità di dettagli in esso contenuti, apre nuovi orizzonti. Ciò vale ad esempio per la storia degli effetti delle vittorie prussiane e delle sconfitte del 1866 in Italia. Ad esempio, l'A. in base alle diverse bozze, può far luce sulla dolorosa storia ufficiale della campagna militare del 1866, il secondo vo­lume della quale potè essere pubblicato solo nel 1909, dopo durissime lotte interne e dopo la morte di tutti i protagonisti. L'autore si muove in un campo nuovo anche per quanto riguarda le questioni tecnico-militari, come l'adozione del fucile ad ago prussiano in Italia e la modernizzazione degli armamenti delle truppe italiane con fucili a retrocarica. Dagli atti emerge un quadro impressio­nante della situazione di emergenza in cui allora si trovava la politica italiana. L'Italia solo di recente aveva raggiunto la sua unità statale conquistata con le guerre, ed ancora insidiata. Le tendenze dell'epoca furono caratterizzate sempre maggiormente dalla Realpolitik e dalla politica di potenza. Secondo l'ambizioso