Rassegna storica del Risorgimento

Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
anno <1994>   pagina <152>
immagine non disponibile

152
Arnaldo Sdvestrint
Questa lettera è importante sotto più di un aspetto. Prima di tutto, mi pare chiara la presenza del ruolo attivo dell'Inghilterra nelle contro­rivoluzioni italiane del 1799, anche se bisogna, certo, far salve tutte le motivazioni di ordine personale che potevano indurre Wyndham ad ap­parire meritevole sia agli occhi del suo Sovrano, sia, e forse più, al momento, a quelli del Granduca e, soprattutto, dell'Imperatore asburgico. Infatti, se si confrontano le due lettere, del 3 maggio e del 30 giugno, e se si tengono presenti le considerazioni avanzate sopra, sembra evidente che Londra cercò di avere, anche per esempio nella insorgenza aretina, un ruolo di primaria importanza, consistente soprattutto nel vedere nella Toscana e, più in generale, in tutta la zona centrale della Penisola ita­liana, un territorio massimamente funzionale per unire via terra come scrive con molta chiarezza il ministro plenipotenziario inglese accreditato a Firenze le flotte di tutta la Coalizione. Inoltre, nella sua visione strategica che ci sembra assai lucida Londra intendeva rafforzare l'unità (anche politica) con gli eserciti territoriali austriaci e russi. Certo, Wyndham era ben consapevole della assoluta inadeguatezza militare della Toscana, senza armi e senza artiglieria , ed era proprio da questa consapevolezza che discendeva il suo fermo appello al Granduca perché si facesse finalmente animo a tornare e a ridare così corpo e spirito alla entità statale toscana, mostrando di contentarsi, per ora e in mancanza di meglio, delle poco ordinate e molto fanatiche bande di contadini insor­genti. Non va però dimenticato che non mancava (anzi c'era, ed era chia­rissimo) l'appello, quasi un grido, perché il Granduca intercedesse presso l'Augusto Fratello, per risolverlo a inviare in Toscana consistenti truppe. Con tale unità di forze e di intenti pensava Wyndham per mare e per terra, la Francia sarebbe stata presto piegata, proprio allora che essa aveva il suo miglior generale, il Bonaparte, situato nel lontano Egitto e con la via del ritorno impedita dalla scomparsa della flotta, schiacciata da Nelson ad Abukir.
Alla luce di queste considerazioni, anche la piccola storia della disar­mata Toscana assume forse un significato più ampio e che, comunque, va certo al di là delle spiegazioni, per dir cosi, endogene , o interne, o tutte rivolte allo studio che è certo importante, ma che non può es­sere esaustivo della società civile e politica toscana, o, anche, rivolte allo studio dei rapporti interni nella Chiesa toscana o perfino di quelli con Roma. Così, pure, non possono bastare né lo studio delle con­dizioni sociali e spirituali delle masse contadine, di Arezzo e di altrove, né, tanto meno, quello sui tentativi di organizzazione della democrazia operati da sparuti circoli di intellettuali giacobini messi su dalla Re­pubblica francese.
reazione alle riforme leopoldìne in Toscana, Firenze, Olschki, 1969; C. MANGIO, I "Patrioti toscani fra Repubblica Etrusco* e Restaurazione, Firenze, Olschki, 1991.
7) Cfr. SUAP, cit., passim.