Rassegna storica del Risorgimento

Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
anno <1994>   pagina <159>
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Marc'Aurelio, l'imperatore filosofo 159
a S.E. il Direttore dell'Imperiai Gabinetto con le usuali espressioni di amicizia e di servile devozione e obbedienza, ma aggiungeva un poscritto per dirgli che, nel dubbio che le sia giunta la mia dei 28 giugno, le accludo il duplicato , che segue infatti. Questo dimostra che P ultra toscano non credeva che da Vienna non si volesse nemmeno rispondere alla sua pressante richiesta di avere un passaporto austriaco per poter così recarsi a Trieste. Già!: a Trieste, ma a che fare a Trieste, dove non aveva interessi e affari personali, se non a dimostrare al mondo che egli era ristabilito nel suo onore di suddito austriaco? Oppure egli fa­ceva anche parte di un'altra trama? Comunque da Vienna il cupo silen­zio fu la sola risposta alle speranze di quell'intrigante, giudicato troppo pericoloso in quel particolare momento, e così si archiviò tranquillamente anche questo duplicato come si era archiviato l'originale (che era regolar­mente giunto a destinazione). Ma, prima di proseguire con l'analisi di questa corrispondenza tra Seratti e Colloredo (corrispondenza peraltro a senso unico), ecco il dispaccio che il Granduca aveva inviato ai suoi ministri, creduti ancora tutti a Palermo:
Schoenbrunn, 19 luglio 1799 Caro Consiglier Seratti,
Sarà a quest'ora a sua notizia tutto quello che è seguito in Toscana. Il Senato, che interinalmente ha preso le redini del Governo, so che ha spedito a Lei per invitarla a tornare in Firenze. In seguito di questa notizia, che come tutte le altre che mi riguardano, ho partecipato a S.M. l'Imperatore, mi sono determinato di spedirle 2 corriere Giorgi per dirle che né Lei, né gli altri due Consiglieri Fossombróni e Corsini, si portino in Toscana senza un mio nuovo avviso, o un ordine di SJVL l'Imperatore. Mi riservo in altra occasione di spie­garmi più a lungo. Intanto, assicurandola che conserverò sempre per Lei i medesimi sentimenti di riconoscenza ai suoi lunghi e fedeli servigi, resto al solito
il suo Aftezionatissimo FERDINANDO.
Non mancò, naturalmente, la pronta e ambigua (e anche, mi pare, sfrontata) risposta del Seratti al suo ex-Sovrano, che egli allegò nel me­desimo ormai voluminoso plico per il Colloredo:
Palermo, 20 agosto 1799
Mi perviene il venerato dispaccio di V.A.R. dei 19 del decorso Luglio. I Consiglieri Corsini e Fossombróni, intesa la liberazione della Toscana, parti* rono da qui già sono due settimane; per loro intelligenza li ho non ostante trasmessi in copia i Sovrani Ordini.
All'invito che mi fu fatto dal Senato fiorentino risposi che non potevo soddisfare al di lui desiderio perché mi tenevo già in possesso della mia dimis­sione che presentai a V.A.R. fino dal novembre 1797, e che la R.A.V. non volle allora pubblicare per le circostanze. Nelli stessi termini risposi ai Coman­danti delle Truppe insurgentx Toscane, ai deputati Toscani che in corpo mi scrissero per farmi la stessa istanza.
Mi lusingo che V.A.R. approverà non solo la negativa, data come in pre-