Rassegna storica del Risorgimento
Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
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1994
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Arnaldo Salvestrini
da essi come una misura lesiva alla loro estimazione ed è perciò potessero credere sospetti, è anzi esteso in forma da escludere assolutamente la conseguenza da loro temuta.
Mi incarica ora là R.A.S. di rinnovare a V.E. le assicurazioni, e di informarla che non ha mai trovato in S.M.I. Apostolica alcun dubbio sulla assoluta integrità e somma intelligenza che caratterizzano il servizio prestato da Lei, e dai Signori Consiglieri Fossombroni e Corsini, a S.A.R., e che le precise e ripetute dichiarazioni che ne ha fatte all'Imperatore, che si compiace di rinnovare con chi che sia ognivolta che se ne presenti l'occasione, persuadono che questo dubbio non possa nascere neppure in avvenire. [Nota a margine del Seratti]: (N.B.: Seratti aveva assai di che replicare a tutto questo articolo di lettera; ha però preferito un totale silenzio).
Qualora piaccia a V.E. ed ai suddetti Signori Consiglieri di ritornare fino da ora in Toscana, possono farlo, con la sicurezza che sono già partecipati gli ordini all'effetto che si abbiano per loro tutti i riguardi corrispondenti alla particolare stima ed affezione che i loro servizj hanno meritato da S.A.R., la quale si riserva di valersi della loro opera e consiglio nelle ulteriori occorrenze del Governo, e vuole che frattanto tutte le qualificazioni onorifiche di cui sono decorati, e specialmente quella di Suoi Consiglieri Intimi Attuali di Stato e di Finanza, siano conservate loro con i respettivi assegnamenti, sebbene le circostanze attuali non permettano che l'E.V. né i suddetti suoi Colleghi ritornino nel momento all'attività del servizio.
Qui si ignora dove si trovino attualmente i Consiglieri Fossombroni e Corsini. Nella lusinga che V.E. ne sia informato, S.A.R. desidera che Ella si faccia carico di communìcare loro il contenuto della presente, un duplicato della quale viene spedito al di Lei indirizzo in Firenze per anticiparlene il ricevimento nel caso che non avesse per anco ricevuto un dispaccio statole diretto precedentemente, e fosse già rimpatriato. [Nota a margine del Seratti]-. (N.B.: Questo dispaccio mi portava la proibizione di tornare in Toscana, e mi si diceva concertata con l'Imperatore).
Sono con la più distinta considerazione e sincero ossequio, Suo, ecc.
Questa comunicazione, oltre che ipocrita, è una prova impressionante della imperizia e della codardia, oltre che soprattutto della impotenza, del Granduca e dei suoi nuovi Consiglieri intimi , e fa davvero venir voglia di dar ragione al Seratti, il quale cosi rispondeva, ma non al Rainoldi che gli aveva scritto, bensì direttamente al Sovrano, con prassi assolutamente inusuale. Ma tornerò su questo punto particolare in seguito.
Palermo, li 18 Settembre 1799
Mi perviene la lettera che il Segretario Rainoldi mi scrisse per ordine di V.A.R. Prego la R.A.V. a rammentarsi che io Le presentai la mia demissione in scritto fino dal Novembre 1797, e la R.A.V. volle sospendere la formalità di pubblicarla finché non fossero variate le circostanze. Dico la formalità, perché non sfugge alla giustizia di V.A.R. che non può esser mai negato ad alcuno il dimettersi dagli impieghi, quando nulla pretende in ricompensa di averli esercitati. La variazione delle circostanze non potè esser più decisa che nei 25 Marzo 1799 [Nota a margine]: (N.B.: giorno dell'ingresso dei Francesi in Firenze) e fino d'allora potei riguardarmi assolutamente dimesso.
Allorché V.A.R. con suo dispaccio mi avvertì che i Ministri Toscani avevano un bando dalli Stati Austriaci, partecipai al Ministro Austriaco che io, per la già data dimissione, non ero più in questo numero. Alla stessa dimis-