Rassegna storica del Risorgimento

Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
anno <1994>   pagina <173>
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Marc'Aurelio, l'imperatore filosofo 173
non poteva andar più bene in un mondo come stava per diventare quello che vedeva la luce in quell'alba tumultuosa della nostra contemporaneità. Qualche commento però si deve pur fare a questo vero e proprio dise­gno della Prima Coalizione, alla quale con questo Decalogo l'Impera­tore aveva provveduto a fornire la base e il cemento ideologico. Questo era costituito, come si è letto, dal pericolo gravissimo che l' anarchia popolare rappresentava per tutti i troni, nessuno escluso. Resta sempre da vedere se il grande Uomo, questo nuovo Marco Aurelio , avrebbe pensato lo stesso progetto se non fosse stata in gioco la sorte della propria sorella. Detto questo, rimane, e con estrema evidenza, il fatto che egli era ben lontano dall'essere quell'Imperatore mite e contrario a ogni progetto di guerra che i seguaci del mito leopoldìno , italiani e no, hanno voluto consegnare alla nostra immagine e memoria storica.22*
Ma forse resto anch'io nell'ambito di quel mito quando dico che anche in quella sua breve stagione d'Impero, l'ex-Granduca di Toscana restò quel gran Principe Filosofo a Vienna, così come lo era stato a Firenze, riuscendo a fornire a tutti gli eserciti di Europa una profonda motivazione filosofica, per condurre quella guerra ideologica, che avrebbe potuto essere l'unico strumento valido, oltre ogni sforzo militare, per cer­care di far restare il mondo nella sfera dei regimi monarchici assoluti, anche magari con qualche lume, come dimostrano i tentativi di associare il Re di Francia alla attività politica e legislativa dell'Assemblea Nazionale.
Nemmeno lui, però, nemmeno il nostro Marco Aurelio riusciva a capire fino in fondo che cosa veramente era accaduto a Parigi un paio di anni prima, non riusciva o forse non voleva proprio capire che il mondo aveva voltato pagina e la sua storia stava per cambiare totalmente e radicalmente. E non lo aveva capito nessuno, fra le teste coronate e i loro ministri, burocrati e generali, i quali tutti poterono solo ostinarsi a combattere ciecamente, e talvolta anche vittoriosamente, contro le po­tenti e invisibili forze del tempo nuovo, che avanzavano con ritmi sem­pre più trascinanti, e che direi sono ancora oggi in lotta.
* * *
Ma cosa si seppe di questa faccenda così importante a Parigi? E se questa vera e propria dichiarazione di guerra fu conosciuta, quali furono le risposte e le reazioni?
Ebbene, a questa domanda così fondamentale la risposta che sono in
23 Su questo tema, è più che nota la amplissima bibliografia, a partire dagli scritti dei contemporanei (come, p. es., H Fossombroni) fino ai giorni nostri. Per un tentativo di ordinare questa mole di lavori, cr. C. MANGIO, Il mito leopoldìno, ecc..., in Studi storici.