Rassegna storica del Risorgimento
Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
anno
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1994
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pagina
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174
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Arnaldo Salvestrini
grado di fornire è questa. La notizia della proposizione confidenziale fatta dall'Imperator Leopoldo in Sassonia sul volgere dell'agosto 1791 fu tempestivamente comunicata (e anche questa prontezza testimonia del grado di determinazione messa in opera dal Capo del Sacro Romano Impero) non al Governo o all'Assemblea Nazionale di Francia, e non attraverso i normali canali diplomatici, bensì al Re e alla Regina da parte del conte e della contessa d'Artois, due personaggi che già avevano conquistato la scena politica del tempo per essere diventati i capi dell'emigrazione nobiliare francese e che si trovavano allora sulla riva tedesca del Reno. Il futuro Carlo X, nipote del Re Luigi XVI, gli faceva giungere un brevissimo appunto autografo che riassumeva i punti centrali e più significativi della Dichiarazione di Pilnitz e lo accompagnava con qualche paginetta a stampa, impressa a Coblenza, in Renania, dallo stampatore e libraio Brille, con il titolo Lettre de Monsieur et de M.le Comte d'Artois, au Roi leur Frère, avec la Declaration signé à Pilnitz le 27 Aout 1791 par l'Empereur et le Roi de Prusse. Lettre au Roi par M.le Prince de Condé, Mie Due de Bourbon, M.le Due d'Enghien .a>
Questo documento tuttora inedito, per quel che io sappia altro non è che un violento libello, nel quale l'ambiziosissimo Artois si permetteva di indicare, con espressioni anche molto forti, al suo Re la strada (giudicata unica e senza alternative) per riconquistare tutta la perduta autorità nel Regno di Francia. Questa strada, secondo l'Artois, avrebbe potuto essere soltanto quella di dichiararsi pubblicamente contrario alla nuova Costituzione votata dall'Assemblea Nazionale. Ora, siccome quella Costituzione aveva invece ricevuto poco prima la sovrana approvazione, non sarebbe restata altra strada al Re, sempre secondo l'Artois, che quella di dichiararsi pubblicamente prigioniero nelle Tuiléries, ostaggio dell'Assemblea Nazionale, la volontà sovrana coartata dalla Nazione francese. Avrebbe dunque dovuto approfittare delle aperture fornitegli dall'Imperatore per appoggiarsi alle Potenze europee contro il suo popolo.
E qui si apre un problema, quello della tentata strumentalizzazione da parte del conte d'Artois della Dichiarazione di Pilnitz, da lui presentata a Luigi XVI come frutto di un suo colloquio a Dresda con l'Imperatore e con il Re di Prussia. Il Conte, in questo modo, cercava di sottolineare la centralità della propria posizione, ponendosi addirittura come potere alternativo a quello del Re nel caso che questi avesse rinunciato al totale esercizio delle prerogative attinenti per diritto divino ed ereditario al Trono di Francia. Ora, non risulta da alcuna altra fonte che tali colloqui siano mai avvenuti, e quindi direi di dover escludere una qualsiasi subordinazione dell'Imperator Leopoldo nei confronti delle trame messe
) Archives du Ministère dea Affaire Etrangères, Paris (AMAEP), Mémoires et Documents, Bourbons, Documenta rélatifs à l'émigratìon, f. 588.