Rassegna storica del Risorgimento

Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
anno <1994>   pagina <175>
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. Marc'Aurelio, l'imperatore filoso jo 115
in atto in Germania dalla emigrazione nobiliare francese. Di quelle trame, inoltre, sembrava diffidare assai anche il Re di Francia. Non sfuggiva, evidentemente, a Luigi XVI il pericolo costituito dalla esistenza di quella sorta di centro di potere alternativo al suo proprio formatosi oltre le frontiere del suo Regno. È bella testimonianza di ciò un suo autografo, vergato in data Paris, le 6 octobre 1791 (dunque, una risposta quasi a stretto giro di posta) e indirizzato come Lettre du Roi aux Princes ses Frères . È una risposta ferma e molto dignitosa, piena di modera­zione e di lealtà verso le nuove istituzioni francesi, che egli dichiara di avere accettato librement et volontairement , smentendo così ogni sup­posizione di sua cattività , e li invitava inoltre, in nome de le bon-heur et tranquillité de la France , a collaborare affinché queste potes­sero risorgere. Il Re li assicurava infine che tutti quelli che avessero voluto rientrare in Francia sarebbero stati accolti pacificamente, e pacifi­camente avrebbero potuto godere dei diritti che la legge loro riconosceva e assicurava.24*
Tutta questa, e soltanto questa, fu dunque la ripercussione prodotta in Francia dalla Proposizione confidenziale di Pilnitz? Bene, finché le cose riuscirono a essere tenute sul terreno puramente confidenziale, pare proprio che l'uscita dei due grandi Sovrani del Centro di Europa potesse essere circoscritta a un semplice (anche se importantissimo) episodio delle vicende della lotta degli aristocratici francesi contro la Rivoluzione. Ma ormai non erano quelli più i tempi (proprio perché la Rivoluzione c'era ben stata e aveva cambiato proprio tutto!) in cui si potesse sperare che le più gravi questioni internazionali potessero essere risolte all'interno di Consigli e Gabinetti mtimi e nemmeno attraverso la semplice corrispon­denza fra le Ambasciate dei Re e fra gli Stati Maggiori dei loro eserciti. Infatti, in Francia non c'era più un Sovrano assoluto e il diritto divino doveva ampiamente dividere le proprie prerogative con i diritti costitu­zionali di una Assemblea legislativa, ormai sovrana quanto e più del Re, e che agiva in nome della Nazione e del popolo francese. Dunque, le minacce degli emigrati, che assicuravano di voler distruggere la empia città di Parigi se non fossero stati subito restituiti tutti i diritti del­l'assolutismo al Re, e non si fosse subito accantonato ogni disegno di Costituzione,25* erano destinati soltanto a rafforzare lo spirito patriottico dei francesi e soprattutto quello della loro ala estrema, i giacobini o i fayettisti, fino al punto di dar loro il coraggio di dichiarar guerra all'Au­stria, dopo la morte dell'Imperatore Pietro Leopoldo.26*
24> Cfr. AMAEP, cil., toc. cit, 5) Ibidem.
W Cfr. M. VOVELLE, La Francia rivoluzionaria. La caduta della monarchia, 1787 1792, trad, ic, Bari, Laterza, 1987.