Rassegna storica del Risorgimento
Storiografia. Filosofia. Secolo XVIII
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1994
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pagina
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Arnaldo Salvestrini
Infatti, alla fine di quello stesso anno 1791, il 21 dicembre, il cancelliere imperiale, principe di Kaunitz, inviava al Governo francese una Nota ufficiale, che produsse come scriveva il ministro De Lessart al suo ambasciatore a Vienna, marchese de Noailles une espèce d'indi-gnation , poiché appariva chiaro, nel linguaggio e nella condotta della Corte di Vienna, le ton de la menace et le caractère de l'injastice . Quello che più aveva indignato e anche sorpreso il Governo francese era l'ultimo paragrafo della Nota del Kaunitz del 21 dicembre, paragrafo che ricalcava si può dire una delle espressioni leopoldine di Pilnitz: Les Souverains réunis en concert pour le maintièn de la tranquillité publique et pour la sùreté et Phonneur des Couronnes . Questo passo era giudicato, non a torto mi pare, dal Lessart allarmante vedendo in esso l'indizio d'une ligne formée à Pinsu de la France et peut-étre contre Elle .27) Il linguaggio diplomatico non riusciva a coprire, nemmeno a malapena, tutto l'allarme e l'irritazione che la Nota imperiale aveva suscitato a Parigi. D'altronde, non mi pare sicuramente da sottovalutare il fatto che manca, in tutto il dispaccio ministeriale al Noailles, qualsiasi riferimento a Pilnitz, e questo può testimoniare che la famosa dichiarazione era veramente confidenziale e che aveva dunque ragione il Wyndham quando inviandola, come si è visto, a Ferdinando di Toscana affermava che non era facile trovarla nelle cancellerie . Ma l'assenza in questa citata Nota ministeriale di ogni riferimento a Pilnitz è significativa anche per un altro importante aspetto, che è questo. Abbiamo visto infatti che il Re ne aveva ricevuto notizia anche se in modo sommario e direi propagandistico dal Conte d'Artois. Allora ciò, escludendo il possibile intervento censorio dell'Assemblea, testimonia due cose molto importanti, e cioè che prima di tutto il Re non era affatto prigioniero nelle Tuiléries come volevano far credere gli emigrati aristocratici, ma che anzi godeva della più ampia libertà, se poteva perfino comunicare con gli emigrati e fare quindi la sua politica personale senza intralcio alcuno, e poi che in questa sua politica egli usò molta prudenza se ritenne di non partecipare ai nuovi organi dello Stato il contenuto così allarmante delle notizie pervenutegli dalla Germania e che avrebbero gettato la Francia nel caos, giudicato evidentemente ancora prematuro ai fini dei propri interessi.
Per quattro mesi dunque le posizioni bellicose dell'Imperatore restarono ignote ai francesi. Ma a questo punto mi pare obbligatorio fare ancora qualche considerazione sull'atteggiamento da lui tenuto pochi mesi prima di morire improvvisamente. Dunque, il mite Leopoldo, il buon principe filosofo , non esitò a mettere in moto la serie di disastri europei che avrebbero poi sconvolto il continente. Ma perché? Anche volendo
**> AMAEP, loc. cit., Autrichet i. 46, De Lessart a De Noailles, Paris, 16 jan-vàer 1792.