Rassegna storica del Risorgimento

Francesco Crispi. Malta. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <193>
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Francesco Crispi a Matta 193
dovuto dal Guigoni per la traduzione del romanzo che, in tal caso, il Crispi non avrebbe avuto motivo di definire il Correnti, con parole di viva gratitudine e riconoscenza, amico e benefattore. In detta lettera il Crispi rinnova k preghiera che gli fossero inviati a Malta i libri che aveva chiesto nella sua del 12 luglio ed aggiunge alla sollecitazione delle frasi che, per la loro eloquenza, ci introducono con grande effetto, e direi con drammaticità, in quella atmosfera che costituì il substrato animico di intolleranza e di insoddisfazione che caratterizzò la vita del­l'esule nel periodo maltese a causa delle difficoltà che incontrava sul suo cammino-
Ne traiamo qualche frase significativa, che abbiamo controllato sulla minuta.27* Il Crispi scrive, fra l'altro:
Io resterò per il prossimo inverno, e con quale animo non so dirtelo [...]. L'emigrazione, toltene pochissime onorevoli eccezioni, è pessima; è qui quanto di più ambizioso e di più sordido abbia potuto vomitare il 1848. Per questi tristi anche è colpa una condotta dignitosa ed il mostrarsi indifferente ai loro personali e sempre rinascenti dissidii: pretendono che assolutamente si debba pigliar parte per gli uni o per gli altri. Non so come fuggirmene da questo scoglio ingrato. Per qualche tempo ebbi quanto bisognava per fare un viaggio; mio padre me ne avea provveduto, ma come andarne senza passaporto? Oggi manco e di passaporto e di mezzi: questi ultimi son venuti meno, perché nel­l'incertezza del partire ho continuato a dimorare in locanda e, non ostante i risparmii, mi trovo a tale che non posso muovermi, né aver da vivere che appena per un mese. Quindi son costretto a gemere in Malta. Mi ritirerò in campagna dove, se non altro, risparrmerò e per fitto di casa e per vivere. Inoltre mi torrò alla grande necessità di veder tanti nostri fratelli languire per difetto di mezzi, mentre si è impotenti ad aiutarli .
Il Crispi, dopo di essersi riferito ad aiuti concreti che aveva cercato di fornire a compagni di esilio più bisognosi di lui ed avere affermato che da quattro mesi divideva il suo pranzo con uno dei sei che gli erano stati compagni di carcere e che erano partiti con lui per l'esilio, esprime la speranza di poter presto tornare in Piemonte e la sua delu­sione perché il Guigoni non avesse risposto alla sua lettera del 12 luglio. Riferendosi a questi, così prosegue: Fa ch'egli mi dia un altro paio di romanzi a tradurre, o dal francese, o dallo spagnuolo, o pure dall'inglese nel quale già comincio ad esercitarmi. Potrei trarre tre o quattro mesi di vita con tal lavoro .
Nelle lettere che seguono non abbiamo altri riferimenti ad un lavoro propriamente letterario da lui svolto durante il periodo maltese. Nume­rosi, invece, sono, dal 2 ottobre 1853 in poi, i riferimenti a lavori e ricer­che di interesse storico, secondo un programma organico che in queste lettere ed in altra documentazione trova, come vedremo, la sua più op­portuna illustrazione.
27> Lettere dall'esilio, cit., pp. 55-57.