Rassegna storica del Risorgimento
Francesco Crispi. Malta. Secolo XIX
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1994
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pagina
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197
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Francesco Crispi a Malta 197
supponeva tempi eccessivamente lunghi perché ne potesse derivare un beneficio economico immediato; la seconda deriva da una nuova attività che il Crispi aveva intrapreso in quel tempo con la pubblicazione di un giornale dal titolo La Valigia di cui il numero di saggio era apparso con la data del 6 febbraio e quello segnato con il n. 1 con quella del 18 successivo. Quando il Crispi scrive l'ultima lettera all'Amari, il 12 febbraio, il lavoro editoriale era, pertanto, in pieno svolgimento-
Per quanto si riferisce alla prima causale proposta, occorre dire che la situazione finanziaria del Crispi diveniva sempre più insostenibile. Ne abbiamo la prova in alcune lettere inviate fin dal gennaio 1854 a vecchi e cari amici, cui poteva rivolgere le sue confidenze, manifestare le sue amarezze e da cui riteneva di poter ricevere aiuti. Le indichiamo brevemente derivandone i brani dal Copialettere già citato.?
In una lettera inviata, il 12 gennaio 1854, da Tarxien, a Cesare Correnti, il Crispi scriveva:
La mia del 2 dicembre avrebbe dovuto farti capire in quale stato io mi sia. Sin oggi -non ho potuto che peggiorare. Invoco coi più caldi voti la primavera perché, trovando un passaggio franco sopra una nave qualunque, possa farmi gettare sopra una terra, dove si può entrare senza passaporto, onde colà tentare la sorte .
Ed aggiungeva: Intanto, quel che mi tormenta è il silenzio da tutte parti: silenzio di mio padre, silenzio da Messina, ove ho un piccolo credito che, realizzandosi, potrebbe togliermi d'ogni imbarazzo; silenzio di cotesto Scelsi, silenzio di te, silenzio di Repetti. Parrebbe una congiura, se non fosse una fatalità contro la mia persona. Rompi tu l'incantesimo con una cara parola.
Ancora più triste e grave è la situazione che egli delinea in una lettera inviata, il 22 gennaio, al conterraneo Giacinto Scelsi, esule in Torino, cui, rispondendo ad una sua geremiade del 15 dicembre, scrive, fra l'altro, testualmente:
Si, caro Giacinto, o bene o male tu hai 60 franchi al mese ed il tuo povero amico dal novembre in qua, per tirare innanzi la vita, ha dovuto ricorrere a tali atti che somiglian molto all'accattar di porta in porta. Umilissima e terribile posizione che rivela ad un tempo l'impossibilità di trovar lavoro produttivo in questo paese e l'impossibilità di andare in cerca d'altra terra e d'altro cielo meno avari. Io lo avea preveduto che sarei venuto a questi estremi, e so non poter ripararvi poiché spesso non dipese da me. Non voglio incolpare alcuno delle sciagure che si son raccolte sul mio capo . E, dopo avere ricordato alcune inadempienze di suoi amici, cosi proseguiva: Intanto, i mezzi per andar in Inghilterra mi son venuti meno, il Continente m'è chiuso per mancanza di passaporto, l'inverno è sopraggiunto, ed ho dovuto restarmi in Malta, ritirandomi
32) Le due lettere al Correnti, ed allo Scolsi, di cui pubblichiamo i frammenti
che seguono, sono inedite e sono trascritte, di pugno del Crispi, nelle pp. 165-166
e 168-170 del Copialettere cit. Parte della lettera allo Scelsi che qui si trascrive era stata da noi pubblicata in Contributi, cit., p. 125.