Rassegna storica del Risorgimento

Francesco Crispi. Malta. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <211>
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Francesco Crìspi a Malta 211
apre il n. 1 de La Valigia. In esso è detto che, nel timore che la guerra che ferveva da tre mesi in Oriente, invano scongiurata dalla diplomazia, potesse diventare guerra europea, e ciò a causa della arroganza del mosco-vita, non sarebbe stato di troppo un nuovo giornale tanto più che que­sto, come era detto nel titolo, tendeva a uno scopo modesto essendo volto a dare in poche pagine quello che in politica si offrirà di più interessante . Ma vi è detto, anche, e a chiare note, che il giornale non avrebbe parteggiato per il Sultano o per lo Czar, che sono definiti en­trambi barbari e, con riferimento ai trattati del 1815, che essi erano le­sivi della libera volontà dei popoli e che, dichiarati nulli questi, avreb­bero dovuto ricostituirsi le nazioni. E al riguardo l'editoriale indica a chiare note che il giornale avrebbe parteggiato per coloro che lottavano per l'annullamento degli effetti funesti dei trattati anzidetti, cioè dalla parte dei popoli oppressi.
L'autore (il Crispi, senza dubbio) si allinea sulle posizioni della stampa liberale italiana del tempo, come appare dalle testimonianze che abbiamo proposto, ma cum grano salis in quanto egli elogia la scelta del 1815 per cui la piccola Malta era stata assegnata in piena sovranità al potente re della Gran Bretagna, che in compenso la dotò di libere istituzioni . Captatio benevolentiae questa che, poi, non sarebbe servita, ed entro l'anno, ad evitare al Crispi il terzo esilio.
Alla Guerra d'Oriente i due giornali dedicheranno buona parte del loro ridotto spazio. Al tema, nell'articolo dal titolo Guerra ed Insurre­zione che segue all'editoriale, si riferisce l'autore il quale esordisce met­tendo in guardia quanti, fra i suoi amici politici, avevano visto con fa­vore la guerra fra le due Potenze in quanto ritenevano che guerra im­porta insurrezione, e insurrezione trionfo della democrazia e, dopo avere discusso sui reali limiti del conflitto e sulle paure che esso diffondeva scrive, a conclusione, testualmente:
Ma ne sorga pure la guerra generale! Il dispotismo con alla testa l'Auto­crate di Russia, venga a lotta col liberalismo patrocinato da Palmerston e da Luigi Napoleone: le dinastie legittime si rivolgono contro le dinastie elettive e contro quelle per rifare, secondo i loro interessi la carta d'Europa. Si levino: e le une si appoggino ai loro soldati-macchine e le altre allo spirito popolare, stanco della presente oppressione, facile a lusingarsi, facilissimo a sperare in qualunque mutamento di regime. Avremo perciò un'insurrezione che ci porterà al trionfo della democrazia? .
Non è chi non veda con quanto sarcasmo il liberalismo presunto (e per questo in corsivo nel testo) dell'uomo politico inglese sia accomu­nato a quello di Luigi Napoleone e come si faccia, in questo e negli interventi che seguono, una netta distinzione fra interessi dei potentati e quelli dei popoli. L'autore, il Crispi, adopera fin dal numero di saggio un linguaggio esplicito che non poteva non suscitare risentimenti e so­spetti in un'isola legata ad un rigido conservatorismo che era reso più