Rassegna storica del Risorgimento

Italia meridionale. Storiografia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <226>
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Claudia Klinkmann
era resistenza di zone montagnose e poco fertili relativamente vaste. Il disboscamento, favorito anche dall'aumento della popolazione, causava inol­tre frane rovinose e l'estendersi degli acquitrini. Nelle aree paludose im­perversava la malaria che indeboliva la popolazione. Un'altra importante causa dell'arretratezza dell'agricoltura meridionale era la coltivazione esten­siva praticata nella maggior parte delle proprietà terriere. Molti grandi proprietari preferivano risiedere in città e vivere delle rendite dei loro terreni invece di investire nell'agricoltura con poche speranze di guadagno immediato .
Uno sviluppo dell'agricoltura di tipo capitalistico vi era stato sol­tanto in alcune zone della pianura padana lombarda e piemontese e del­l'Emilia. Nelle grandi aziende agricole di queste regioni si praticava soprat­tutto l'allevamento dei bovini e la coltivazione del riso. La manodopera sempre più spesso non era più costituita da coloni o mezzadri ma da salariati fissi.
In molte altre zone dell'Italia centro-settentrionale i proprietari ter­rieri investirono capitali in misura molto minore e le innovazioni tecniche rimasero limitate. Lo sviluppo agricolo fu in queste zone il risultato di un maggiore sfruttamento della terra e del lavoro dei contadini.
Anche in Toscana ed in altre regioni dell'Italia centrale venne au­mentata la produzione agricola per il mercato.
Il vecchio tipo di contratto a mezzadria rimase però prevalente per­ché i proprietari terrieri temevano eventuali cambiamenti sociali causati dalla pratica di un'agricoltura intensiva. Questo sistema agricolo fu un notevole ostacolo per lo sviluppo di un'agricoltura più moderna, poiché l'estensione del podere corrispondeva alla dimensione della famiglia mezzadrile. I prodotti non potevano essere venduti sul mercato perché erano appena sufficienti per nutrire il mezzadro e la sua famiglia .8) Nonostante lo sviluppo di un'agricoltura più moderna in alcune regioni, anche nel­l'Italia centro-settentrionale rimanevano dunque vaste zone piuttosto ar­retrate.
3. Industria e commercio. - In Italia meridionale molti proprietari terrieri erano anche commercianti ed impresari. Essi partecipavano a mono­poli statali come quello del sale, riscuotevano le tasse per il governo, erano attivi nelle costruzioni stradali e nel commercio del grano. I grandi commercianti erano spesso mercanti e banchieri allo stesso tempo. Accanto ai commercianti del posto c'erano numerosi commercianti ed impresari
7) D. DEMARCO, op. cit., pp. 1-24, 24-52; J.A. DAVIS, The South, the Risor­gimento and the Orìgins of the Southern Problema, pp. 67-104, in J.A. DAVIS, Gramsci and Italy's Passive Revolution, London, 1979; J.A. DAVIS, Società, cit., pp. 51-53, 171-195.
Q G. CANDELORO, op. cit., voi. 5, pp. 26-27; G. MORI, La Toscana, Torino, Einaudi, 1986, pp. 12-13, 16-19.