Rassegna storica del Risorgimento

Italia meridionale. Storiografia. Secolo XIX
anno <1994>   pagina <229>
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L'Italia meridionale dal 1860 al 1865
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Inoltre la Sicilia è sempre un poco quella che era al tempo del Conte di Olivares, viceré spagnuolo, che scriveva nelle Istruzioni ai suoi successori: qui coi Baroni si può tutto, senza essi non si può nulla )S)
Luigi Carlo Farini (nato a Russi presso Ravenna nel 1812, morto a Quarto nel 1866) fu membro del governo di Pellegrino Rossi a Roma nel 1848 ed emigrò in Piemonte all'avvento della Repubblica Romana. Egli fu prima commissario regio piemontese nell'ex Ducato di Modena e dittatore dell'Emilia, ministro degli Interni nel Gabinetto Cavour del 1860 poi luogotenente del Re nelle province napoletane e infine presidente del Consiglio per alcuni mesi nel 1862. Durante la sua permanenza a Napoli l'eliminazione di possibili focolai di disordine ed i preparativi per le prime elezioni generali del nuovo Regno d'Italia nel gennaio del 1861 sono al centro del suo interesse. Sia Farini che Cassinis descrivono il ruolo degli avvocati a Napoli come politici municipalisti e la passività politica della stragrande maggioranza della popolazione soprattutto in provincia. Farini descrive la situazione con parole piuttosto aspre e sarcastiche:
Non ci sono cento unitarii in sette milioni di abitanti. Ne pur di libe­rali c'è da far nerbo. E Napoli è tutto: la provincia non ha popoli, mandrie: qualche barone o di titolo o di gleba la mena. Nella capitale son dodici mila paglietta cioè avvocati, cioè rabule, torcileggi, storpiacodici, lingue da tanaglia, coscienze da galeotto: costoro son quelli che fanno tutto in piazza, nel foro, nella borsa, ne' ridotti, ne' teatri. Or con questa materia che cosa vuoi co­struire?
E per Dio ci soverchian di numero nei parlamenti, se non stiamo bene uniti a settentrione .16)
Il siciliano Giuseppe La Farina. (nato a Messina nel 1815, morto a Torino nel 1863) emigrò in Piemonte dopo aver partecipato in posizioni importanti alla rivoluzione del 1848 in Sicilia. Egli fu uno dei fondatori della Società nazionale che doveva promuovere l'idea dell'unità nazio­nale presso l'opinione pubblica. Nell'Italia unita La Farina fu deputato alla Camera. Egli è sostenitore di un'unificazione delle leggi e di un'am-ministrazione decentrata. I funzionari statali dovrebbero essere originari delle regioni dove lavorano.
Molti dei suoi scritti sono polemici nei confronti dell'amministra­zione garibaldina in Sicilia. La Farina considera il malgoverno prima bor­bonico poi garibaldino come causa principale dei problemi del Meri-
**> F. Cordova a Cavour,, Palermo, 9-8-1860, in La liberazione cit., voi. 2, p. 53; F. Cordova a Cavour, Palermo, 2-7-1860, ivi, voi. 1, p. 272.
L.C. Farini al ministro degli Interni M. Minghetti da Napoli, 12-12-1860, in La liberazione, cit., voi. 4, p. 56.